Regia di John Ottman vedi scheda film
Le leggende metropolitane continuano a uccidere e giocano, con risultati discontinui, con il cinema. Alcuni studenti, con quelle piacevoli facce anonime che si addicono al prodotto medio-basso, frequentano un corso universitario in un istituto dall’architettura discutibile, ma con un nome prestigioso: Orson Welles Complex. Chi realizzerà il miglior film di diploma vincerà il premio Alfred Hitchcock; i professori sono circonfusi da quell’alone giallo stinto dei falliti o da quel rosso pallido degli appassionati che si riempiono la bocca di titoli e nomi di registi; qualcuno manda a quel paese George Lucas e qualcun altro gli ricorda che andrà all’inferno; almeno uno dei set-laboratori somiglia alle scenografie miserabili di Ed Wood; una studentessa sparisce, massacrata dal serial killer che si ispira a “Lo sguardo che uccide”, e di lei si dice che ha avuto una parte come comparsa in coma in una puntata di “E.R.”; nella scena finale il colpevole, su una sedia a rotelle, attraversa i titoli di coda e le stanze di un ospedale accompagnato dall’inconfondibile colonna sonora della serie televisiva presentata da Hitchcock. Il copione si bea di queste strizzate d’occhio. Gelosie, frustrazioni, rivalità tra i rampolli di Hollywood e possibili talenti futuri, ansia di un contratto per girare due o tre film, omicidi efferati tra l’urlo e il sorriso: il film è indeciso tra due linee, quella di “Scream” e quella di “Scary Movie”.
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