Regia di John Waters vedi scheda film
L'autobiografia di Waters non poteva che essere così: scombiccherata, sconclusionata, una storia in cui la logica degli eventi è sottomessa dal grottesco degli stessi. Sì, perchè fondamentalmente si tratta di un'autobiografia vera e propria: Demented (storpiatura palese di Cecil B. De Mille, il regista dei Dieci comandamenti) è Waters nel suo approccio iconoclasta ed estremista, assoluto al cinema, fin dalla dichiarazione in una delle prime scene del film che 'per fare un film bisogna essere pronti a morire'. E infatti Demented, nella scena madre del suo film, perde volontariamente la vita, spinto al suicidio dalla sua stessa 'visione creativa' a cui non sa resistere. E' in fondo la solita 'favoletta' alla Waters, in cui i personaggi non hanno che lo spessore di stereotipi e dalla tesi antiamericana più evidente del solito; meno spazio invece per i momenti puramente kitsch o scioccanti (anche se questo Morte a Hollywood riesce difficilmente ad essere integrabile nell'odiato mainstream). E' infine interpretabile come la parabola della follia di qualsiasi regista, ovvero di un uomo visionario che sostituisce alla vita reale la propria immaginazione. 7/10.
Cecil B. Demented è un regista indipendente, autore di lavori sconosciuti ed estremisti, da sempre in lotta contro Hollywood. Rapisce così una star candidata all'Oscar e la costringe a recitare nel suo nuovo lavoro, accanto alla sua troupe di eccentrici (un tossico, una satanista, un ragazzo fuggito di casa e via dicendo). La diva presto entra nella mentalità underground del gruppetto e contribuisce spontaneamente a portare a termine il film, per il quale Demented dà la sua stessa vita.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta