Regia di Agnès Varda vedi scheda film
Due ore nella vita di Florence alias Cléo, giovane cantante di successo, nell’attesa di conoscere l’esito delle analisi su un tumore: consulta una cartomante, compra un cappellino, si ferma al bar con la sua assistente, riceve le visite del maturo amante e degli autori che le sottopongono nuove canzoni, va a trovare un’amica che posa nuda in una scuola d’arte, incontra un soldato in licenza che l’accompagna in ospedale a parlare con il medico. Un film visivamente affascinante, tipico della Nouvelle vague ancora sorgiva, ricco di invenzioni (fra cui un surreale cortometraggio muto interpretato da Godard e dalla Karina). La storia è raccontata quasi in tempo reale, scandita da didascalie che individuano capitoli della durata di pochi minuti, spesso introdotti da schegge di monologhi interiori. Intorno a Cléo si moltiplicano segni premonitori nefasti: la carta della Morte nei tarocchi (ai quali sono riservate le uniche inquadrature a colori), un’agenzia di pompe funebri, il sole che entra nel segno del Cancro. Il punto di svolta è quello in cui lei si toglie la parrucca ed esce di casa, non più bambolina viziata ma persona normale in mezzo a gente sconosciuta; e le scene all’aperto, che si risolvono in un tripudio di tempi morti (camminate per strada, percorsi in auto), mostrano tutto l’attaccamento alla vita da parte di chi teme di perderla per sempre. Il finale è liberatorio, ma non risolutivo: domani Cléo inizierà la terapia, domani il soldato partirà per l’Algeria; ma cosa sarà di entrambi, non lo sappiamo.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta