Regia di Viesturs Kairiss vedi scheda film
FESTA DEL CINEMA DI ROMA - CONCORSO PROGRESSIVE CINEMA - MIGLIOR FILM
"Come si fa a essere ancora comunisti dopo quello che è successo a Vilnius?"
Il valido regista lettone Viesturs Kairiss racconta in January, premiato al Tribeca Festival e ora in concorso alla Festa romana, alcuni momenti cruciali della lotta all'indipendenza lettone, vissuti attraverso l'occhio privato e personale di un aspirante regista che ama i maestri della settima arte.
Al Concorso Progressive Cinema della Festa romana nr. 17, il film January del lettone Viesturs Kairiss immerge lo spettatore nel 1991, l’epoca in cui la Lettonia, proclamata poco prima stato indipendente, subisce l’invasione della Russia, che intende annetterla.
Dopo trent’anni la storia si ripete e l’incubo di una sconsiderata azione egemone russa che provoca morti e violenze sembra rivivere nelle immagini che il film riporta all’attualità, senza rinunciare a uno stile autoriale in cui riecheggiano echi di Nouvelle Vague.
Uno studente di cinema che cerca di coltivare il suo sogno di diventare cineasta, combatte in prima persona l’avanzata russa su una Lettonia proclamata indipendente solo nel maggio dell’anno precedente.
Il sogno di Jazis è fare cinema che aspiri ai maestri come Bergman, Tarkowski, Jarmusch, ma il suo destino imminente è quello di impegnarsi sul campo.
Insieme ai suoi amici cinefili, si organizza per partecipare alla resistenza, seguendo l’esempio di una madre attivista e del padre nostalgico di un comunismo che pare ormai un’idea completamente fuori tempo.
La lotta di Jazis per affermarsi nei propri interessi, ma nello stesso tempo partecipando concretamente alla resistenza non violenta contro l’usurpatore russo, riporta il regista, all’epoca diciannovenne, a rivivere momenti di storia del proprio paese vissuti concretamente al servizio della patria.
Una circostanza che non gli impedì, così come avviene per il suo alter ego protagonista, di coltivare a fondo la sua passione per il cinema, per la fotografia, per la narrazione che tragga insegnamento dallo stile dei grandi amati maestri. Per divenire lo strumento di rappresentazione degli aneliti di indipendenza e di pace.
La Russia è vicina, troppo vicina per non farsi tentare di riannettere il territorio lettone che solo l’anno prima, nel maggio 1990, veniva proclamato indipendente a seguito della progressiva e definitiva disgregazione dell’Urss.
Il regista cinquantenne Viesturs Kairiss ripercorre gli anni di cinefilia e militanza vissuti in prima persona da ventenne affamato di libertà, di cinema d’autore e di rivendicazione dei diritti vilipesi.
E ci racconta la militanza del suo giovane alter ego chiamato Jazis, che si trova a coltivare il suo sogno di amore verso il cinema, nonché a vivere la sua prima storia d’amore sincera con una compagna cinefila non meno di lui, quando tutto il mondo e le speranze appena riguadagnate paiono sul punto di essere nuovamente e definitivamente frustrate.
January riesce a rendere epidermico il caos dei sentimenti che anima le emozioni del protagonista, diviso tra il dovere di difendere come può una patria offesa e il desiderio di vivere il suo sogno professionale cinematografico, aspirando ai grandi maestri del cinema che ama.
Kairiss impasta la sua storia di colori sgranati e impeti cinefili che comunicano sincerità ed impellenza. Nonostante qualche sbandata narrativa, il suo film rende tutta la sincerità di chi si sforza con tutto se stesso di contrastare il ritorno di un incubo egemone. Che, proprio ai giorni nostri, pare il fulcro di una follia che torna ad animare i progetti espansionistici di una Russia fuori da ogni razionalità e controllo.
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