Regia di Joachim Back vedi scheda film
Joachim Back, regista danese, arriva, se così si può dire, da un premio Oscar, vinto nel lontano 2010, per il cortometraggio "The New Tenants". "Corner Office" sarebbe, quindi, il suo esordio sul lungo, girato in America e con un attore di serie B, Jon Hamm, come protagonista. Questo ritorno alla regia non mi ha certamente entusiasmato, anzi. Storia minima, basata su un racconto di Jonas Karlsson, che aiuta anche nella sceneggiatura, su di un tizio, un comunque bravo Hamm, in bilico fra autismo e malattia mentale, che viene assunto in un ufficio di non si sa bene cosa, una di quelle aziende misteriose sita in un altrettanto misterioso grattacielo che buca le nuvole. Un ambiente asettico, open space, da tipico ufficio americano, freddo come il ghiaccio, dove Orson, il protagonista, scopre una porta che si apre su un ufficio "old time", dove si rifugia. Questa porta, però, la vede solo lui. Tralascio il resto, per evitare spoilers, ma il film non decolla mai, in bilico fra il grottesco e il drammatico, con una storia così asciutta, vuota, che farete fatica ad arriva ai 100 minuti finali. C'è giusto uno scatto negli utlimi momenti di visione, ma è un finale telefonato come pochi. Regia impalpabile, attori discreti su cui spicca, come scritto, Hamm, e niente di più. Un film sulla malattia mentale? Sull'alienazione del lavoro d'ufficio? Chissà. Robetta da "streaming" di serie B.
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