Regia di Giorgio Ferroni vedi scheda film
Secondo me è uno dei migliori horror italiani degli anni '70, genere che non può vantare proprio tanti buoni esemplari. Uno degli elementi che mi allontana da tanti altri è l'eccesso di violenza e persino di sadismo; qui però siamo sotto il livello di guardia. Ci sono delle scene esplicite di sangue, ma sempre riferite ai Wurdalak, i quali sono praticamente dei cadaveri che camminano, e fanno quindi un altro effetto. C'è anche un accenno di sado-erotismo, che io ritengo un pedaggio pagato ai gusti di quegli anni.
Comunque insomma, il film è sicuramente riuscito. E' teso e silenzioso, e l'azione è come compressa nel silenzio e nella tensione. Questo è certamente un clima che non è facile creare per un regista, e non è neppure uno stuzzicare il pubblico con i metodi più grossolani. Siccome però il regista ci sa fare, l'attenzione è garantita e il gioco gli riesce comunque, per la via difficile. La parte finale, con i Wurdalak che assalgono il protagonista che tenta di fuggire, è molto tesa e fa proprio paura.
L'ambientazione è funzionale al clima di paura e di mistero che pervade la pellicola sin dall'inizio. Le riprese si fecero nel Lazio, ma per il film siamo in una minuscola comunità (neppure un villaggio) dispersa tra i boschi della Jugoslavia, vicino al confine italiano ma lontano da altri centri abitati. Ciò è funzionale a creare un clima di smarrimento, paura, e isolamento. Si vede anche che Giorgio Ferroni (di cui ricordo anche "Il mulino delle donne di pietra") prenda qualche elemento da Mario Bava, che filmò lo stesso racconto di Tolstoi da cui è tratto il film. E' proprio un elemento che mi era sembrato un colpo di genio di Bava: mi riferisco ai loschi personaggi (prima i bambini, poi i Wurdalak) ripresi mentre guardano da una finestra con sguardo vitreo, o cupo e minaccioso. Che paura!
Tra gli attori vediamo un Gianni Garko che se la cava benino, e una bellissima Agostina Belli, che sa dar vita ad un personaggio che riesce a colpire. Funzionano anche gli interpreti del figlio del capofamiglia e della nuora, nel senso che sono piuttosto inquietanti. Giorgio Ferroni è stato sicuramente un po' sottovalutato.
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