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Un giovane magazziniere di nome Rafa cerca di risparmiare ciò che può ed impiega gran parte del suo tempo libero per coronare il sogno di una vita: divenire motociclista di professione, iniziando a correre nei circuiti in cui già si allena.
Tuttavia il giovane ha anche da mantenere un figlio in età ancora infantile, e quando scopre che la madre, ovvero la sua ex, è immischiata in un commercio di stupefacenti ed è minacciata da uno strozzino per i soldi che costei gli deve, ecco che, per salvare la situazione, il motociclista accetta di lavorare per lo spacciatore, incaricandosi di consegnare somme frutto delle vendite di droga in tempi record.
Dopo le prime esperienze un po' shoccanti e traumatiche, il ragazzo si dimostra assai all'altezza dell'incarico, al punto da guadagnarsi la fiducia del duro boss per cui lavora, che vorrebbe il ragazzo a tempo pieno.
A quel punto però, uscire da quel girone di vizio e criminalità non sarà affatto facile.
Cambiano i nomi dei protagonisti, ma non cambia il soggetto, che è il medesimo di
Burn Out del bravo regista francese
Yann Gozlan, di cui questo Centauro costituisce una sorta di "Instant remake", essendo appunto stato girato a nemmeno cinque anni di distanza dall'originale francese di cui sopra.
Viene modificata altresì l'ambientazione, che dai cieli cupi di una città belga si trasferisce tra i sobborghi di Barcellona.
La regia passa di mano allo spagnolo cinquantaquattrenne Daniel Calparsoro, che, più che riadattare il romanzo Balancé dans les cordes di Jéremie Guez, rielabora e snellisce la sceneggiatura del film originale francese, garantendo un certo dinamismo e la tensione di un action commerciale sulla carta senza pecche, rivelandosi pane per i denti del Calparsoro, già notato nella sua predisposizione all'azione nel recente thriller Hasta el cielo del 2020.
Ma, a confrontare i due film, proprio questo Centauro ne esce totalmente perdente, avendo i personaggi perso l'appeal e l'approfondimento psicologico che invece costituiva parte integrante e convincente del film di Gozlan, Burn Out appunto.
In particolare la figura tormentata del protagonista del film originale (interpretato molto accuratamente da un tormentato François Civil), viene qui ripresa dal giovane e promettente Alex Monner (lo ricordiamo nel thriller Sotto lo zero e nel drammatico Open Arms - La legge del mare) in modo superficiale e meccanico: manca lo struggimento che coglie il personaggio nel momento in cui la sensazione sgradevole di essere diventato un corriere di loschi affari lascia il posto alla tentazione di fare di quell'attività illecita il viatico per un futuro più brillante ed agiato.
Centauro si concentra sulle rombanti imprese su due ruote e sull'adrenalina di fughe impossibili a ritmi indiavolati, e tralascia ogni sfaccettatura introspettiva, trasformandosi in un prodotto usa e getta che non lascia mai spazio ad un vero coinvolgimento emotivo di sorta.
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