Regia di Edward Yang vedi scheda film
Voto 10/10 Bellissimo. Ultimo film del taiwanese Edward Yang, regista che negli anni ’90 ci aveva dato un altro capolavoro di fondamentale importanza come “A brighter summer day”, è una cronaca familiare suggestiva, poetica e profonda. Yang ci fa assistere alle vicende dei membri di una famiglia di Taipei, dal padre NJ che durante un viaggio di affari a Tokyo ritrova una antica fiamma e si chiede se potrebbe dare una svolta alla sua vita, alla madre Min-min che affronta una crisi depressiva e cerca di superarla con un soggiorno in un monastero sulle montagne, dalla figlia Ting-ting che vive un amore contrastato per il ragazzo della sua migliore amica, fino al figlio piccolo Yang-yang che scopre la vita, le sue gioie e le sue amarezze come il coma in cui cade la nonna… E’ un affresco corale che include anche altre figure secondarie e ci dà un’immagine pacata, ma allo stesso tempo non priva di inquietudine, della difficoltà del vivere contemporaneo. Lo sguardo di Yang segue tutti i suoi numerosi personaggi con fluidità e leggerezza, con una partecipazione morale che non scade mai nel moralismo o in toni predicatori. E’ un’opera impegnativa, figurativamente affascinante anche nei suoi numerosi campi lunghi che Yang utilizzava con frequenza già in “A brighter summer day” e che ha ripreso dal cinema di Antonioni, sicuramente tra le sue fonti di ispirazione. Chi lo bolla come “lentissimo e noioso” dovrebbe fare il confronto con qualche film del suo conterraneo Tsai Ming-lian o con quelli del thailandese Apichatpong Weerasethakul e poi si renderebbe conto che di azione ce n’è abbastanza anche per i palati occidentali, pur all’interno di una cifra stilistica che predilige la contemplazione. Io non mi sono mai annoiato per tutte le quasi tre ore di durata e l’ho trovato stimolante, intelligente, un’opera che riflette sul “dolce rumore della vita” chiamando direttamente in causa lo spettatore. Su Youtube ce n’è una copia con sottotitoli in inglese divisa in dieci capitoli, per chi volesse vederlo… https://www.youtube.com/watch?v=jDF9unegQks
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Questo film stuzzica davvero, grazie alla tua recensione, un'intrinseca curiosità di fondo, me lo segno e cercherò di reperirlo. Grazie Stefano con un saluto.
Grazie a te Paolo... se ti interessa vederlo c'è la copia su YouTube ma è con i sottotitoli in inglese quindi richiede la conoscenza della lingua. Altrimenti lo troverai anche in italiano perché all'epoca fu distribuito nelle nostre sale. Ciao
Se un critico competente come te ne dà un giudizio così entusiasta e lusinghiero, non ci resta che approfondirne la conoscenza. Conosco diverse opere di Hou Hsia-hsien e Tsai ming liang, ma Edward Yang confesso che mi era proprio sfuggito. Mea maxima culpa! Rimedieremo. Ciao!
Maurizio sei troppo gentile... come sempre. Il film merita e Edward Yang è un regista di rilievo che andrebbe riscoperto anche in Italia. L'altro suo film più famoso è A brighter summer day che è ugualmente un capolavoro anche se forse più difficile da seguire rispetto a questo. Ciao
Stefano,visto tempo fa e concordo con il tuo entusiasmo,un bel lavoro che ci arriva dal lontano oriente e ha poco da spartire con il regista thailandese (dal nome inpronunciabile) che mi costrinse in modo faticoso ad arrivare alla parola fine (diedi un voto bassissimo nella scheda).....grazie del tuo ottimo commento.
grazie Ezio, io il paragone col regista thailandese l'ho fatto solo per far comprendere che questo Yi yi è un film che si segue abbastanza facilmente, la trama c'è e viene sviluppata senza troppe parentesi astruse come appunto in altri film orientali
certo,ho compreso....grazie stefano
Film effettivamente delizioso e crudele! Lo definirei leggerissimo ma spietato (e a tal proposito ti chiederei una tua impressione Stefano) in quanto mi ha dato la netta sensazione che Yang non salvi praticamente nessuno, a parte la nonna (sana tradizione?) e i due figli (futuro migliore?), di una società contemporanea esistenzialmente allo sbando (taiwanese ma non solo se anche la bruciante visione teorica di Tsai Ming Liang sembrerebbe confermare tale tensione universalizzante). I personaggi di Yi Yi, al netto delle usuali ipocrisie alto borghesi e pur manifestando un sincero e disabilitante mal de vivre, sono intimamente ed estremamente egoisti e insensibili verso il prossimo, chiunque esso sia (marito, moglie, amante, figli, parenti, amici, colleghi, clienti, vicini). In un modo o nell'altro ognuno abbandona qualcuno rimanendo solo e lasciando soli. Colpisce soprattutto il disamore e il disinteresse verso i figli vittime di un livellamento delle relazioni familiari davvero sconcertante. Mi è parsa quindi irresistibile la scelta di rappresentare con tono lieve e benevolo il desolante quadro di un'umanità incapace di contatti autentici, disperatamente alla deriva nell'oceanica società liquida degli anni duemila. Un coacervo di naufraghi urbani annaspanti e disillusi (sotto la rigida e più che mai instabile maschera pubblica) che posti di fronte al palcoscenico di un mondo costellato di sentimenti più che mai indecifrabili mi hanno ricordato gli struggenti burattini pasoliniani di Cosa sono le nuvole. Un salutone.
Ciao Inside... allora, sul paragone che hai fatto con il corto di Pasolini non saprei proprio dirti se ci possa essere un legame effettivo, so da alcune dichiarazioni che Edward Yang, ormai scomparso da alcuni anni, era un grande ammiratore di Antonioni di cui nei suoi film torna spesso l'uso dei campi lunghi nelle rip
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Riprende da Antonioni l'uso del campo lungo. Yi yi è un film corale un po' alla Altman corretto da una prospettiva orientale che ci dà una visione sconsolata delle difficoltà relazionali nella società contemporanea... tuttavia lo sguardo del regista mi è sembrato sempre lieve e mai particolarmente duro o esasperato... un certo pessimismo trapela, ma in toni tutto sommato bonari, non crudeli o astiosi... se lo confronti con Tsai ming liang, quest'ultimo è davvero di un pessimismo e di una disperazione abissale e senza scampo... ad esempio il suo ultimo film Stray dogs, opera volutamente estrema, quasi alla Salò di Pasolini, per cui io mi sono ugualmente entusiasmato, ma che resta un film difficile da mandare giù se non si condivide la visione del regista. Tu per caso hai visto Stray dogs? Di Yang direi fondamentale anche l'altro capolavoro A brighter summer day, film che per la lunga durata e la trama intricata può risultare non facilmente accessibile allo spettatore occidentale. Ancora grazie e ciao
Evidentemente abbiamo avuto due visioni distinte di Yi Yi sebbene ci accomuni il giudizio altissimo assegnato all'opera. Per quanto riguarda Stray dogs, concordo, è uno dei grandissimi esempi (probabilmente una pietra miliare) del nuovo cinema contemplativo, nonostante a mio avviso si spinga in alcuni frangenti a qualche eccesso estetico (i quindici minuti finali) che poi in seguito sono andati estremizzandosi (non so se hai visto Journey to the west) inficiando leggermente, a mio avviso s'intende, la tenuta emotiva del suo cinema (certo è niente in confronto alle 5 ore medie di un Lav Diaz). Un salutone.
Recensione bellissima; adoro film che parlano della contemporaneità e del male di vivere odierno nelle grandi città; specie se il ritratto è corale.
Non ho mai sentito il regista e mai visto un suo film, ma ho voglia di vederlo, anche se è il suo ultimo film a quanto dici... quindi che dovrei vedere prima per conoscerlo? Immagino poi che dovrò vederlo sub ITA da qualche parte, perchè il film non è reperibile in lingua italiana...
Complimenti, ciao.
Ciao invece credo che la versione italiana ci sia perché il film è stato regolarmente distribuito nelle nostre sale quando uscì. Quindi credo che in dvd trovi anche la versione italiana. Mentre io l'ho visto su Youtube in un file in originale con sottotitoli inglesi che non ti saprei dire se si trova ancora. Del regista ti consiglio anche A brighter summer day che è anche un capolavoro anche se a mio parere più difficile da seguire per un occidentale e si trova una copia con sottotitoli non proprio perfetti in inglese. Ci sentiamo presto
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