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Yi Yi. E uno... e due...

Regia di Edward Yang vedi scheda film

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La recensione su Yi Yi. E uno... e due...

di degoffro
8 stelle

Accolto dalla critica internazionale come un autentico capolavoro, non a caso ha vinto il premio per la miglior regia al Festival di Cannes del 2000, "Yi Yi" è un'opera che richiede allo spettatore medio pazienza e attenzione. Pazienza perché le tre ore di film sono tutt'altro che leggere e scorrevoli; attenzione per entrare nella storia e seguire le molteplici vicende che animano questo moderno affresco ambientato nella Taiwan contemporanea afflitta dalla crisi economica ed incentrato su una famiglia e sui suoi molteplici componenti. Nj Jian lavora in una società di informatica ed è alle prese con importanti trattative che possono salvare la sua azienda dal fallimento; sua moglie Min Min vive una profonda depressione, a causa dell'infermità della madre e decide di rifugiarsi nella new age, nella speranza di ridare un senso alla propria vita; la figlia adolescente Ting-Ting vive la sua prima avventura sentimentale, mentre il piccolo Yang Yang si diverte a fotografare la nuca delle persone per far loro scoprire "l'altra faccia della verità", la metà che non si vede. Alle vicende dei componenti la famiglia protagonista, si assommano quelle di altre figure minori: c'è il cognato di Nj Jian, un giovane superficiale e sprovveduto, costretto a sposare una ragazza, dopo averla messa incinta; il fidanzato di Ting-Ting, innamorato anche della vicina di casa della ragazza; un tecnico giapponese sensibile e molto umano e una vecchia fiamma di Nj Jian. Edward Yang parte dalla constatazione che la vita è uguale in tutto il mondo, Taipei compresa: stessi tipi umani, stessi problemi, stesse aspirazioni deluse o desideri infranti, stessi sogni da realizzare, stesse domande e curiosità. Alternando con estrema sensibilità e notevole efficacia narrativa il grave ed il leggero, il pianto e la risata, la commozione e il divertimento, il dolore e la serenità Yang "racconta semplicemente la vita attraverso le sfaccettature di tutta la sua durata", ed invita lo spettatore a riflettere sulla propria esistenza, ponendosi delle domande sulla possibilità di una vita diversa e magari più realizzata se solo si avesse avuto il coraggio di scelte più coraggiose e controcorrente. "Yi yi" significa "uno, uno" ed indica l'individualità: il film è così incentrato sulla solitudine dei diversi personaggi, visti nelle loro debolezze, turbamenti, illusioni, malinconie. La vita viene vista con i suo alti e bassi, le sue sorprese e delusioni, i matrimoni (con cui si apre il film) o i funerali (con cui si chiude), le crisi di mezza età (di Nj Jian, ma anche di sua moglie), la paura di morire (della nonna), la scoperta delle gioie ma anche dei dispiaceri dell'amore (da parte di Ting-Ting), l'emozione e il piacere di ricordare il primo appuntamento con una ragazza: "l'abc della vita, di cui si racconta la complessità con semplicità" (Morandini). Almeno una sequenza raggiunge il poetico: mentre Nj Jian passeggia per Tokyo con la sua vecchia fiamma e ricorda il loro primo incontro, sulle sue parole si sovrappongono le immagini del primo, identico incontro che sua figlia Ting-Ting sta vivendo con un ragazzo di cui è innamorata: momento splendido e avvolgente. Sicuramente un'opera preziosa, capace di svincolarsi da una realtà prettamente orientale raccontando qualcosa di universale: certo però i molti silenzi, i tanti campi lunghi, un ritmo eccessivamente lento, i troppi personaggi protagonisti rendono la visione a tratti ardua e faticosa, pesante e ripetitiva, appannando la naturalezza e la semplicità dello sguardo attento e profondamente morale di Yang.
Voto: 7

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