Regia di Andrea Di Stefano vedi scheda film
Il film inizia con una lenta carrellata aerea su Milano, visivamente splendida grazie ai contrasti cromatici delle luci notturne e alla cura e definizione dell'immagine. La sensazione che se ne ricava é piacevolmente immersiva come se ci si stesse veramente librando sopra quelle vie e quelle piazze osservando la realtà da un nuovo e sorprendente punto di vista. La capacità di uno sguardo tridimensionale non limitato dalla piattezza di un approccio univoco a fatti e personaggi é del resto la cifra stilistica di questo film. Nonostante la drammaticità degli snodi narrativi, la mancanza di ogni intento moraleggiante conferisce all'opera una ariosità liberatoria. Il tutto è egregiamente assistito dalla fotografia della notte cittadina molto curata e spesso a campo ampio dove gli spazi hanno un ruolo predominante nel sottolineare che, se un senso esiste, va cercato fuori da sé stessi. La rinuncia ad ogni semplificazione viene ben resa metaforicamente dalla profondità dell'immagine cercata e ottenuta grazie al contrasto fra la tonalità calda delle luci, sempre vivide, e l'intensità dei neri. La sceneggiatura a flashback approccia in modo poliedrico le vicende proprio come il drone dell'incipit ruota intorno alla città per coglierne l'intima natura. Non tutto fila liscio: qualche passaggio narrativo suona un po' forzato e l'audio, immagino in presa diretta, fa pagare il realismo con dialoghi a volte poco intelleggibili. Ma sono piccoli difetti che si perdonano volentieri ad un film che ha una sua personale e possente originalità. La recitazione è all'altezza e particolare menzione merita Favino che regala una interpretazione magistrale.
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