Regia di Andrea Di Stefano vedi scheda film
Franco Amore sta per andare in pensione. La sera prima però Dino, amico e collega, viene trovato morto. Toccherà a lui capire cosa e successo e fare, ancora una volta, giustizia. Ma la verità che verrà a galla non è esattamente conforme alla realtà di ciò che è accaduto.
Andrea Di Stefano scrive e dirige un noir d’altri tempi. Parte con una visuale di Milano dall’alto, illuminata e caotica. In sottofondo una di quelle colonne sonore da film anni ’80. Ricorda un thriller di Dario Argento ma anche, soprattutto man mano che la narrazione inizierà a svolgersi, un poliziesco di Umberto Lenzi ma ben presto si scopre che è solo una suggestione anzi un’illusione.
Seppur costellata di frame interessanti e coinvolgenti, soprattutto per la messa in scena di alcune sequenze, la pellicola presenta delle incongruenze narrative che non possono essere ignorate. Per quanto la visione di un film debba sempre essere priva di razionalità, affinché ci si possa lasciar trasportare dal flusso del racconto, in questo caso ci sono delle situazioni talmente assurde da essere inaccettabili. L’esempio che più lascia perplessi, per non dire sbigottiti, è quando un sacchetto di diamanti si mette a passare di mano in mano davanti a orde di poliziotti, mentre i legittimi proprietari, collusi e ricercati, passano inosservati da una parte all’altra di una strada sorvegliatissima. Senza dubbio il caso più eclatante ma, vi assicuro, non il solo.
C’è però da dire che gli spunti interessanti arrivano da più parti. Vuoi per le citazioni di cui sopra, che riescono a dare al film quantomeno un carattere, vuoi anche per le interpretazioni degli attori coinvolti. Su tutti senza dubbio Pierfrancesco Favino, affiancato da Linda Caridi, che interpreta la moglie Viviana, perfettamente calata nel ruolo di una donna opportunista ma dal cuore tenero (a tratti). Menzione speciale per Francesco Di Leva, che interpreta Dino, attore dalle molteplici capacità ma finora sempre troppo poco sfruttato dal nostro cinema.
L’ultima notte di Amore si veste di un titolo interessante perché pluri-interpretabile. La più semplice e intuibile si riferisce a l’ultima notte di lavoro che Amore Franco dovrà affrontare in servizio prima di concedersi alla pensione ma, andando nel profondo e più sentimentale significato, il titolo si potrebbe anche interpretare come l’ultima notte in cui si diffonde un sentimento umano di calore e condivisione che, alla luce del nuovo giorno, non sarà più presente, non sarà più lo stesso; infine, quello per me più affascinante, riguarda l’ultima sequenza della pellicola in cui un’ombra sinistra si avvicina alla vettura di Amore e, la sensazione che ne scaturisce, è piuttosto inquietante ma matrice di una scossa di adrenalina capace di cancellare, quasi, ogni incongruenza.
Andrea Di Stefano dirige un filmche, al di là degli evidenti difetti, si lascia guardare con gusto e un certo morboso, a tratti inspiegabile, interesse.
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