Regia di Andrea Di Stefano vedi scheda film
Ottimo noir metropolitano. Favino maiuscolo come sempre
Siamo a Milano, in un appartamento fervono i preparativi per una festa a sorpresa, organizzata dalla padrona di casa in omaggio al marito, assistente capo della polizia di Stato, Franco Amore alias Pierfrancesco Favino. Dopo 35 anni di onorato servizio, l'uomo sta per andare in pensione. Apprezzato da colleghi e amici per la sua integrità e dedizione al lavoro, si appresta a trascorrere la sua ultima notte di servizio; uomo probo, integerrimo guidato da un forte senso etico, Franco dunque al rientro da una seduta di jogging notturna, trova in casa ad accoglierlo gli amici e la figlia collegata su zoom, tutti si congratulano e lui si commuove; nel frattempo gli giunge una telefonata da un superiore e Amore è costretto ad abbandonare la festa: su di uno svincolo periferico, si è verificata una sparatoria e sono morte alcune persone; tuttavia i fatti non sono come sembrano e attraverso dei flashback scopriamo quello che è successo per davvero. Amore ha salvato la vita a un boss cinese, amico del cugino della moglie, l’anziano per sdebitarsi, gli ha offerto un lavoro come guardia di sicurezza, Franco è titubante, ma su insistenza della consorte e del cugino finisce con l’accettare. Il suo primo incarico consiste nello scortare una coppia che porta una valigia di diamanti, per una consegna non “regolare”. Il poliziotto coinvolge anche l’amico e collega Dino. Dunque,proprio il giorno prima del collocamento a riposo, si mettono in viaggio, malauguratamente bucano una gomma e a seguire vengono fermati da un auto dei carabinieri, Franco prova a blandirli, ma costoro mangiano la foglia, in breve la situazione degenera e Amore si ritrova suo malgrado in un conflitto a fuoco, in cui perdono la vita i due gendarmi , la coppia di cinesi e il suo collega Dino; su questa maledetta tangenziale di Milano, gli eventi si susseguono in modo concitato e tragico, la strada diventa il palcoscenico di una notte di orrore e morte; quella di Amore, una persona fino ad allora integra, è una terribile, irreversibile discesa verso l’inferno, crollano tutte le sue certezze e lui affonda in un viaggio che culmina nel buio della ragione, in cui lo spettatore viene coinvolto e trascinato insieme al protagonista, abbagliato dalle luci notturne e dai neon, stordito dai lampeggianti blu delle volanti, in uno stato stuporoso di sospensione emotiva. Andrea Di Stefano, già autore di Escobar, lavora di “fino” nella scrittura secca ed essenziale, così come nella regia, realizzando un'estetica di grande impatto visivo: dal lungo piano sequenza iniziale compiuto con un elicottero, fino al volto di Favino all’alba in piazza Duomo, nell’ultima inquadratura, mentre si congeda dai colleghi; buono il sonoro e le musiche. In parte tutti gli attori: da Linda Caridi, Viviana, moglie di Amore ad Antonio Gerardi, il cugino. Su tutti il protagonista Amore-Favino, attore eclettico, in grado di dare spessore e realismo al suo personaggio,un uomo qualunque, sostanzialmente onesto ma evidentemente debole, che infatti "sbanda" proprio in dirittura d'arrivo; l'attore, con la sua maschera, accresce la dimensione narrativa di un film costruito attorno a lui. Il prodotto è un eccellente noir metropolitano, molto avvincente, che gioca sapientemente le sue carte, utilizzando gli stilemi classici del genere; dalla scelta di un lungo flashback, alle tipologie dei personaggi. A fare da sfondo c'è una Milano cupa, fredda e pericolosa, non certo quella godereccia della movida e degli aperi-cena.
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