Regia di Andrea Di Stefano vedi scheda film
Prima o dopo, anche l’individuo più integerrimo, che nel corso della sua vita non ha mai neanche lontanamente pensato di sgarrare, di fare il passo più lungo della gamba, finisce per imbattersi in una proposta che esce dall’ordinaria liceità delle cose, a cui è difficile voltare le spalle chiudendo la questione sul nascere con un cortese diniego. Un’offerta che presenta delle controindicazioni, tutto sommato considerabili di bassa probabilità, ma anche una ghiotta opportunità di migliorare – di punto in bianco - il proprio stato sociale. Scelte che fanno emergere un principio di arrivismo che la società contemporanea inietta/imbecca/incentiva a getto continuo, trovando – spesso e volentieri – una valida sponda in chi può esercitare un’influenza diretta sulla decisione, a sua volta tentato, portato a sottovalutare i fattori negativi a vantaggio di una prospettiva lastricata d’oro.
Per giunta, nel caso specifico de L’ultima notte di Amore, questa contingenza s’innesta in una congiuntura particolarmente delicata, sull’ultima curva di un lungo percorso e non sul suo rettilineo, laddove gli ostacoli sarebbero maggiormente visibili e quindi più facilmente bypassabili, in un passaggio di abitudini che amplifica la portata del sogno di voltare pagina, di crearsi nuovi orizzonti.
Dopo trentacinque anni di onorata carriera nella polizia, Franco Amore (Pierfrancesco Favino – Il traditore, Nostalgia) è in procinto di andare in pensione. Mentre sua moglie Viviana (Linda Caridi – Ricordi?, Antonia.) prepara la festa per il suo addio al servizio, Franco si ritrova incastrato in una disavventura che non avrebbe mai pensato di vivere sulla propria pelle.
Infatti, insieme al collega Dino (Francesco Di Leva – Il sindaco del rione Sanità, Il buco in testa), ha accettato un incarico extra lavorativo offertogli da un’altolocata famiglia cinese, conosciuta tramite il cognato Cosimo (Antonio Gerardi – 1992-1993-1994, Vivi e lascia vivere), che si rivela essere molto più pericolosa di quanto preventivato.
Franco intuisce di essere finito in una strada a senso unico, dalla quale non potrà mai uscire indenne, che non gli consentirà di tornare sui suoi passi, per cui ricorrerà a tutte le sue risorse per ridurre i danni collaterali e punire chi gli ha voltato le spalle.
Reduce da una doppia esperienza internazionale (Escobar, The informer – Tre secondi per sopravvivere) che ha arricchito il suo bagaglio professionale, Andrea Di Stefano torna in Italia per pilotare con nerbo un ambizioso progetto produttivo (il budget è considerevole e si sente, basti pensare al tratto stradale ad alta percorrenza che assume la funzione di luogo cardine della vicenda) che ha curato dall’inizio alla fine, dal soggetto alla regia passando per la stesura della sceneggiatura, senza trascurare un lungo e meticoloso processo di ricerca sul campo, cominciato dagli ambienti della polizia, ascoltando chi ogni santo giorno rischia la sua vita.
A tutti gli effetti, L’ultima notte di Amore dispone di un imprinting che fonde tra loro diversi elementi, pescati dal poliziesco italiano, dal cinema action/thriller di matrice americana, dal noir notturno (con Michael Mann a fare da stella polare, con Strade violente, Heat – La sfida e Collateral) e dal polar.
Soprattutto gli ultimi due bacini pocanzi accennati prendono il sopravvento e risultano fondamentali per decretare la felice riuscita dell’operazione. Dunque, per quanto concerne l’ambientazione si volteggia su Milano, una città in espansione esponenziale, una gallina dalle uova d’oro nella quale s’insedia mostrandone il lato oscuro della medaglia, usualmente omesso a favore del suo luminescente e sponsorizzato sviluppo.
Congiuntamente, Andrea Di Stefano dimostra di avere la mano calda, mette in pista un dispositivo tutto d’un pezzo ed esperisce un piano inclinato che non contempla deroghe, con un approfondimento introspettivo che valorizza i personaggi coinvolti, rendendoli quanto mai vividi, pronunciati a tal punto che pare di stare al loro fianco, di poterli toccare con mano.
Ciò avviene anche alla luce del notevole e incisivo contributo artistico fornito dagli interpreti. Se Pierfrancesco Favino si conferma il tuttofare per antonomasia del cinema italiano definendo il cuore del film con un personaggio indimenticabile, messo alle strette e punito oltre qualsiasi colpa, Linda Caridi offre un’intensità abbagliante, trasversale e partecipativa (nella speranza che finalmente altri si accorgano della sua bravura, degna di una fuoriclasse), mentre Antonio Gerardi e Francesco Di Leva dimostrano di possedere un talento naturale che il cinema italiano non riesce a premiare/sfruttare come meriterebbero.
In definitiva, L’ultima notte di Amore è un film compiuto e accessoriato, puntuale e avvolgente, che marca il territorio con i suoi segni distintivi affrancandosi di netto dal nostro – limitato - cinema attuale, che non batte praticamente mai rotte di questa tipologia.
Un’apprezzabile comunione d’intenti, contraddistinta da una tabella di marcia incontrovertibile, che confonde le acque con una struttura calibrata a incastri, che impreziosisce un ristretto arco temporale atto a stravolgere una vita intera, impaginando confini sottili e zone nebulose (che tutti conoscono e nessuno nomina), per poi decidersi sul filo di lana dopo due ore vissute con il fiato sospeso scandendo un ineluttabile conto alla rovescia contrassegnato da plurimi assi nella manica.
Tra specifiche tecniche di tutto rispetto e un considerevole patrimonio umano, destini beffardi e false speranze, chiavistelli narrativi inseriti ad hoc e diramazioni affilate, un pressing costante e un ampio spazio dedicato alle pulsioni emotive, dilemmi e aspettative, peccati che si pagano a caro prezzo e legami tanto intensi quanto sfaccettati.
Coinvolgente e risoluto, amaro e inaspettato.
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