Regia di Michael B. Jordan vedi scheda film
A tre anni di distanza dall’ultimo combattimento per il titolo dei pesi massimi, Adonis Creed è ormai un manager che gestisce la sua palestra assieme al suo vecchio allenatore, Duke. A fargli visita appena uscito dal carcere, e proveniente da un passato molto remoto, un amico dei tempi in cui risiedeva in una casa famiglia con un passato promettente di pugile ormai dietro le spalle.
Michael B. Jordan sceglie come sua prima regia il terzo capitolo dedicato allo spin-off della saga di Rocky, decidendo di slacciare il personaggio che lo ha reso celebre dall’ala protettrice dello stesso Balboa, del tutto assente dal film se non per qualche rara citazione. Lontano da Philly e con un passato da cercare di combattere, Adonis, nell’immaginario di Damian Anderson, cresciuto come lui nella casa famiglia dalla quale il giovane Creed venne letteralmente salvato dalla madre adottiva, ancora una volta impersonata da Phylicia Rash?d, è colpevole di averlo abbandonato per quasi venti anni al suo destino occupando una vita che non si merita.
La figura del nemico – amico Dame Anderson viene ben delineata in bilico fra passato, riconoscenza mancata e desiderio di riscatto, dal trentaquattrenne Jonathan Majors noto al grande pubblico per il ruolo di protagonista nella serie tv Lovecraft Country ed è forse questa la nota più lieta di tutto il film. Film al quale Michael B. Jordan aggiunge l’ennesima resurrezione di un campione ormai finito e che una volta attaccati i guantoni al chiodo deve nuovamente indossarli per regolare i conti con un passato ancora troppo ingombrante.
Film che alla fine strizza per molte ragioni l’occhio alla terza pellicola della saga capostipite in cui Balboa dovette rimettere piede sul ring per affrontare il pugile Clubber Lang, interpretato da Mr. T. ciò nonostante la sceneggiatura alla quale ha contribuito anche Ryan Coogler, autore del primo dei tre spin off e mentore di Jordan, con il quale ha un sodalizio artistico duraturo, risulta ben strutturata ma purtroppo senza particolari sussulti che si limitano a condurre la pellicola verso un prevedibile finale. Film che piacerà comunque molto a chi è innamorato della saga di Creed ormai definitivamente smarcatosi dall’ombra dell’Italo americano Balboa.
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