New York 1933, due amici reduci di guerra, un medico mezzo ebreo e un avvocato nero, hanno tra le mani un cadavere al quale fargli un autopsia. Dopo aver scoperto la causa del decesso e varie vicissitudini, si ritroveranno in un complotto molto più grande di loro. Un’altra loro vecchia amica li aiuterà a scoprire il mistero.
Per cominciare, un cast ricchissimo e bravissimo. Un Christian Bale a tratti istrionico e in balia degli eventi, un John David Washington carismatico e attaccabrighe e una Margot Robbie tanto spumeggiante quanto devastata.
Loro tre insieme interpretano tre amici incredibilmente caratterizzati, ma di un’amicizia profonda e dolcissima, uniti da un amore coeso, senza troppe smancerie retoriche e da atrocità subite in comune.
Anche il resto del cast non è da meno. Sinceramente non mi aspettavo due cose: un camaleontico Mike Myers e una Anya Taylor-Joy che qui avrei voluto prendere a schiaffi (in senso buono, sia chiaro!).
Il film tratta moltissime tematiche interessanti. Parla di guerra, di morte, di tragedie, di indagini, di misteri e di complotti da un lato. Dall’altro lato invece parla di amore, di amicizia, di legami e rapporti veri, di emarginati e reietti, di libertà e di verità storiche. Sfocia nella critica al patriarcato, alle lotte di potere e al razzismo. Inutile dire che è buon esempio di inclusività (Disnei impara…!).
Parla inoltre di una vita che i nostri vogliono vivere con una felicità fanciullesca toccante, molto ben illustrata da una Margot Robbie che stavolta più di tutte le altre precedenti è un vero amore di bambina. Detta in maniera più chiara e grezza, riesce tanto a indurire l’augello quanto a intenerire il cuore.
L’ambientazione e la messinscena son fighe, pare di vedere un film degli anni ‘30, girato da Orson Welles negli anni ‘40, ma con le avanguardie dei giorni nostri. Costumi, musiche, balli e canti che ricalcano molto le atmosfere della grande depressione e della grande guerra.
La regia è curiosa, all’inizio sembra molto elementare per i suoi movimenti di macchina, addirittura degli scavalcamenti di campo che non mi spiegavo. Poi pian piano capivo che in realtà pure il regista volesse entrare nel film con i tre protagonisti, seguendoli e guardandoli come se fosse lì con loro e condividendone le magagne.
Il tutto sfocerà in un giallo che tiene fino alla fine e andrà a parare su una realtà storica passata, ma che in un certo senso ancor oggi non sembrerebbe tanto distante.
L’ironia c’è tutta, le risate non mancano, un colpo di scena quasi inaspettato e pure le scene d’azione lo sono.
Forse gli unici difetti della pellicola sono la regia che ha bisogno per un po’ di essere seguita, visto che parla non poco di immagini e i dettagli son da cogliere. Infine parlano tantissimo. Il ritmo c’è tutto, non si perde, ma almeno dieci secondi di silenzio non avrebbero guastato.
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