Regia di David O. Russell vedi scheda film
Una sceneggatura oliata e ben scritta, incastona alla perfezione nel percorso lineare del racconto il lungo flashback che dà il senso del legame tra i tre protagonisti, mantenendo nel complesso un difficile equilibrio tra la componente spionistica e quella più romantica.
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Nella New York del 1933, Burt Berendsen è un medico attivo e volenteroso cui la Grande Guerra ha lasciato in eredità un occhio di vetro e una miriade di cicatrici sulla schiena; sta lavorando nel suo studio quando l'avvocato Harold Woodman, il suo migliore amico ed ex compagno sul fronte, gli chiede di raggiungerlo urgentemente: poco dopo il suo arrivo, accanto all'amico si palesa una donna che è nientemeno che la figlia del generale Bill Meekins, ovvero colui che li fece conoscere e fondò il loro reggimento. Bill Meekins però giace stecchito in una cassa, tanto che la ragione della sua convocazione lì è proprio fargli un'autopsia commissionata dalla donna, che vuole venire a capo di quella morte misteriosa a fronte del disinteresse del resto della famiglia. L'autopsia rivela un probabile avvelenamento, ma quando sono sul punto di denunciare la cosa, è la donna stessa a finire spinta sotto un'auto, con loro accusati strumentalmente della sua uccisione. Costretti a difendersi prima di contrattaccare, i due scopriranno che sotto c'è qualcosa di molto grosso che potrebbe avere effetti dirompenti sulla democrazia negli Stati Uniti.
Amsterdam, nuova fatica di David O. Russell, inizia con una didascalia che avverte che molte delle cose raccontate sono vere: se tutti sanno che il periodo storico nel quale il film è ambientato sono gli anni che precedono la Seconda Guerra Mondiale, meno noto è il tentativo di colpo di stato che fa ne da colonna portante, e che - qualora fosse riuscito - avrebbe trasformato la più grande potenza del mondo occidentale in una dittatura al pari della Germania di Hitler e dell'Italia di Mussolini, con il conseguente stravolgimento degli equilibri politici a livelli globale. Nell'economia dell'intreccio, il complotto fascista in questione va di pari passo con la storia dell'affetto profondo che lega tra loro i due uomini e che li lega a loro volta a Valerie, conosciuta ai tempi della Grande Guerra come un'infermiera con la pipa in bocca e l'hobby di usare il metallo estratto dai corpi per generare arte, e ritrovata quindici anni dopo invalidata da non meglio precisati disturbi ereditari.
Una sceneggiatura oliata e ben scritta, incastona alla perfezione nel percorso lineare del racconto il lungo flashback che dà il senso del legame tra i tre protagonisti, mantenendo nel complesso un difficile equilibrio tra la componente spionistica e quella più romantica. Forte di uno stuolo di attori da urlo, con gente come Robert De Niro, Rami Malek e Michael Shannon (per nominarne giusto qualcuno) a far da comprimari ai protagonisti Christian Bale, John David Washington e Margot Robbie, Amsterdam scorre liscio come l'olio, anche troppo, giungendo in maniera forse frettolosa ad un finale spettacolare e edificante ma un po' semplicistico, che ha più interesse a riannodare i fili della Storia con la 'S' maiuscola, che a smussare alcuni eccessi che rendono quella con la 's' minuscola un po' approssimativa.
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