Regia di Mounia Meddour Gens vedi scheda film
La regista Mounia Meddour dedica Houria alla forza e alla resilienza con cui le donne sono chiamate a far sentire la loro voce all'interno della società patriarcale algerina.
FESTA DEL CINEMA DI ROMA 2022 - CONCORSO PROGRESSIVE CINEMA
Un montaggio di camere ravvicinate documenta una ragazza che si dimena su una terrazza con vista sul mare: segue i battiti di una musica che sente solamente lei attraverso le cuffie che ha incollate alle orecchie, mentre ad accompagnare le immagini sono solo il suo respiro, i suoi passi e i rumori d'ambiente. In questo incipit c'è tutta la passione che Houria (nome del personaggio e titolo del film) riversa non solo nel ballo, ma nella possibilità stessa di praticarlo per sentirsi libera e realizzata.
Houria studia danza nell'Algeria di oggi e si applica per diventare una grande ballerina, e mentre di giorno lavora come domestica con l'amica Sonia (sforzandosi di spegnere i suoi irreali sogni di fuga in Spagna), la notte frequenta un giro di combattimenti clandestini di arieti, scommettendoci su con la speranza di raggranellare i soldi necessari ad acquistare una macchina nuova alla madre che non l'ha più. Dopo una grossa vincita, però, viene inseguita da Alì, uno degli allibratori, che cercando di riprendersi il denaro la aggredisce mandandola all'ospedale: per lei caviglia rotta, viti, fisioterapia, e carriera di ballerina ad alti livelli strozzata sul nascere.
Contrappuntando il racconto con una colonna sonora a tutto pop e molto italiana (assieme a Beyoncé ci sono il Tozzi di Gloria e Felicità di Al Bano e Romina), la regista Mounia Meddour dedica Houria alla forza e alla resilienza con cui le donne sono chiamate a far sentire la loro voce all'interno della società patriarcale algerina: e non è un caso che, in una metafora fin troppo esposta, proprio la voce venga a mancare alla protagonista dopo le percosse subite, a farsi simbolo dell'impossibilità di parlare liberamente a cui tutte sono chiamate a reagire.
Houria riparte da un'ampia comunità femminile del luogo, composta da donne ancora sane che ne aiutano altre che in un modo o nell'altro sono state ferite, e spesso come lei anche ammutolite, dalla brutalità dell'uomo. Mentre la polizia si mostra tanto passiva da non far nulla per assicurare il suo aguzzino alla giustizia, con il tempo, l'allenamento e un'immane forza di volontà, Houria torna a ballare, dandosi come obiettivo quello di aprire lei stessa una scuola di danza e inserendo questa tra le attività utili alla riabilitazione di corpi ed animi feriti. Affinché, osteggiate nel comunicare tramite discorsi, queste donne possano farlo attraverso percorsi alternativi i cui mezzi siano sempre i loro corpi, usati da loro e non da altri per scriversi addosso, per volteggiare, per muoversi a ritmo, per dipingere il cielo: in una parola, per esprimersi.
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