79ma MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA 2022 – IN CONCORSO
Nel 2015 nel Palazzo di Giustizia di Saint- Omer si tiene un processo per infanticidio: una giovane senegalese immigrata in Francia per motivi di studio ha abbandonato in mare la figlioletta di poco più di un anno, condannandola a morte per annegamento. Il processo viene seguito dalla giovane scrittrice di origine africana Rama, alter ego della regista , che segue le udienze per realizzare un suo progetto sul giudizio.
Ispirandosi ad un fatto reale avvenuto nel Nord della Francia, la regista Alice Diop sceglie di raccontare il processo affidandosi a lunghe inquadrature fisse delle dichiarazioni dei testimoni e soprattutto dell'imputata Laurence Coly , che di fronte al magistrato ammette tutti i fatti contestatati (e in gran parte immortalati dalle telecamere) eppure si dichiara non colpevole e non ci aiuta a comprendere moventi e genesi di questo delitto inspiegabile. Il suo avvocato cerca di invocare l'infermità mentale, ma al contrario Laurence dà l'impressione di una persona presente a se stessa, oltre che capace di esprimersi in francese perfetto e con linguaggio forbito. Anche le spiegazioni che rimandano al malocchio e alla magia nera praticata in Senegal paiono ben poco convincenti. L'accusa le contesta di aver sempre tenuto a tutti nascosta persino la nascita di una bambina non voluta, frutto della relazione con un uomo anziano che se ne era sempre disinteressato. Ma tanti testi confermano invece che Laurence amava siceramente la sua bambina e l'aveva semrpe accudita con tanto amore.
Alla regista in ogni caso non interessa comunque fornire risposte o dare giudizi morali, i fatti appaiono incontestabili ma la Diop non vuole né condannare né assolvere e infatti lascia al suo film un finale aperto, non comunicandoci neppure la sentenza della Corte . Ci mostra invece una sequenza della Medea di Pasolini interpretata da Maria Callas, visionata al computer da Rama, per cercare di comprendere come la celebre regina della mitologia greca fosse arrivata ad uccidere i propri stessi figli. Ma forse il senso dell'orrendo e insondabile mistero va ricercato nel punto dell'arringa dell'avvocato difensore dove questa ricorda che durante la gravidanza le cellule del feto dette "cellule chimera" si insediano nel corpo della madre, per cui le donne contengono in sé parti di altri esseri, sono tutte mostri, ma pienamente umani.
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