Regia di James Mangold vedi scheda film
Diciamolo subito, senza Spielberg e con un Harrison Ford ottuagenario, quest'operazione poteva essere un naufragio alla Titanic. In realtà, James Mangold, che stupido non è, e soci sono riusciti nell'opera improba di far funzionare il film o, quantomeno, renderlo guardabile. Certo, dall'ultimo mediocre episodio, 2008, sono passati quindici anni e la tecnologia (leggasi "effetti speciali") ha fatto passi da gigante, rendendo persino possibile una ventina di minuti di Harrison Ford ringiovanito di quarant'anni: incredibile e, sotto certi aspetti, inquietante per il futuro del Cinema. Il filmone è iper gonfio di tutto quello che la saga di Indy Jones ci ha propinato negli anni, un brand secondo solo a quello di Guerra Stellari, ovvero nazisti, grotte, salti, interminabili scene di inseguimento, esotismo, Storia (sui generis), rovine, donnine e ragazzini. Un campionario spielberghiano, che Mangold gestisce bene, perdendo però la misura del tempo (che suona ironico, qui) trascinandoci in quasi tre ore (TRE ORE!) di film, che dopo la seconda non se ne può davvero più. Indy Jones già "suonava" in passato come il clone "gonzo" di James Bond e qui ancora di più e seppure imbolsito, riesce a fare cose che, il giorno dopo, dovrebbe essere a letto con i cerotti di arnica alla schiena. Tutto improbabile, ma funziona così: è un fumettone, un puro divertimento, a tratti c'è anche dell'ottimo Cinema e si piazza dignitosamente dietro i primi tre capitoli della saga. Avrebbe funzionato meglio come mini serie TV: un'ora per episodio, uno per ogni città dove i nostri eroi scazzottano e vincono. Basta, adesso, però.
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