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Indiana Jones e il Quadrante del Destino

Regia di James Mangold vedi scheda film

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La recensione su Indiana Jones e il Quadrante del Destino

di VinceBond
5 stelle

Indiana Jones, ovvero c'era una volta l'avventura esotica che faceva sognare grandi e piccini. È questo un genere che, sia in letteratura ( pensiamo ai romanzi di Tarzan e Allan Quatermain, ma anche ai fumetti di Phantom e Tin Tin), sia al cinema ( King Kong, Tarzan e similia) ha avuto un periodo d'oro andato avanti dai primi del 900 fino agli anni 60. Poi, dopo una lunga pausa in cui l'interesse per la materia sembrava definitivamente tramontato, nel 1981 arriva lui, il Dottor Jones, e il rilancio del genere è clamoroso quanto inaspettato. Ci voleva che 2 geniacci come Lucas e Spielberg unissero le forze per fare ripartire un genere desueto al punto da spingere Hollywood ad investire negli inevitabili emuli (All'inseguimento della pietra verde, e la riproposta di Allan Quatermain con l'ex sexy prete Richard Chamberlain), che si rivelavano per lo più epigoni. Al quinto capitolo della saga però Spielberg decide di lasciare la creatura nelle mani di uno specialista dell'action come Mangold, e questo poteva essere un campanello d'allarme. Ci saremmo comunque aspettati, se non il solito ottimo film, almeno un dignitoso action movie. Ahimè, non è andata esattamente così. E non solo per una sceneggiatura che, a corto di idee originali (una discreta ma non sfruttata a dovere) finisce per cercare di nascondere la povertà dei dialoghi buttandosi nell'azione a rotta di collo, ma anche per una regia e un montaggio non all'altezza, e questo è davvero strano, considerando i precedenti di Mangold, che coi film di Wolverine era stato sempre convincente, ma qui sembra quasi poco interessato alla materia. E pensare che aveva tra le mani un personaggio davvero iconico, tra l'altro interpretato con grande credibilità e impegno dal vecchio Harrison Ford. E qui dobbiamo spendere qualche parola positiva, perché se c'è una cosa che funziona alla grande è la scelta del cast, non mi dilungo sui singoli, ma tutti perfetti e bravissimi. Insomma, c'era il potenziale per chiudere in bellezza una saga che, nonostante le solite implausibilita' della trama, ha sempre coinvolto fino in fondo gli spettatori, e invece stavolta lascia in bocca un sapore che svanisce subito come quello dello zucchero filato e non soddisfa. Ma perché, poi? Cosa costava aggiungere qualche dialogo che infondesse un po' di logica e credibilità, un po' più di spessore nei personaggi, e tagliare invece qualche scena d'azione? Indiana Jones meritava di meglio e forse anche Mangold ad un certo punto lo ha capito visto che, accortosi del rischio di scontentare i fan della prima ora quando ormai il grosso era fatto, ha cercato di rimediare puntando al finale sentimentale con tanto di citazione ironica dal primo, indimenticabile capolavoro. Troppo poco, troppo tardi.

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