Regia di Anthony Waller vedi scheda film
L’adolescente Nathan esce dal carcere appena in tempo per scoprire che suo padre naturale è l’avvocato Callum Crane. Il quale ha un rapporto violento con la collega praticante Sophie, che non la prende bene e lo ricatta: o rinuncia alla carica di giudice federale o lei lo denuncia per stupro. Crane, ignaro di essere padre, conosce per caso Nathan e gli commissiona il delitto di Sophie. I colpi di scena non si fermano qui, perché la sceneggiatura di “The Guilty” (scritta da William Davies) accetta qualsiasi rischio, anche a costo di sfiorare l’inverosimile. Dietro la macchina da presa, però, un professionista serio come Anthony Waller (ricordate “Gli occhi del testimone”?) appiccica le toppe giuste al racconto scegliendo un registro hitchcockiano. Suspense come se piovesse, montaggi alternati che ingannano (alla Hitch, o alla Demme) e una bellissima sequenza “al telefono” che ricorda “Il delitto perfetto”. La dedizione al verbo e allo sguardo del mago del brivido è tale che l’apparente protagonista esce di scena a metà film, come Janet Leigh. Waller però non fa pesare i tanti rimandi, anzi, li rende funzionali e coerenti all’interno di un racconto giallo che sfrutta proprio la mancanza di coerenza per sfidare le aspettative del pubblico, non di rado spiazzato. Sotto il livello di guardia la recitazione degli attori, ma quando si ha il cuore in gola non ci si fa caso.
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