Più di quaranta versioni cinematografiche dell'Amleto shakespeariano e ancora c'è chi ha voglia di rivisitarlo. Hamlet di Michael Almereyda ambienta la storia fra i grattacieli di Manhattan e lo adatta all'epoca delle multinazionali: la lotta per il potere si mescola ai conflitti generazionali e al disagio di un universo giovanile upper class cresciuto con i media, il consumo, la riproduzione e il riciclaggio delle immagini. Amleto è un regista senza grandi prospettive, sempre a disagio nelle circostanze pubbliche in cui la madre naturale e patrigno, proprietari della Denmark Corporation, fanno sfoggio del proprio potere e della propria ricchezza. Amleto si rapporta alla realtà attraverso una telecamera digitale, ha un approccio virtuale e dolente con il mondo, dialoga con gli altri e con se stesso servendosi di fotografie, estratti da film o clip delle sue videoregistrazioni. Lo spettacolo con cui Amleto smaschera i genitori assassini è un cortometraggio realizzato con frammenti eterogenei di altri film, telefilm o documentari. La celebre sequenza del monologo si svolge invece tra i corridoi gremiti di videocassette di uno dei tanti Blockbuster della Grande Mela. La crisi amletica si traduce in una vaga nostalgia paterna, che prende le mosse dalle apparizioni di un padre-fantasma che assomiglia molto ad una delle innumerevoli immagini latenti e virtuali che popolano la solitudine del ragazzo. Al padre tradizionale, emblema di un passato imposto come un dovere che rivendica un posto nella vita interiore e nell'agire fatale di Amleto, pretendendo di essere ricordato e dunque vendicato, si contrappone la prospettiva di un futuro indecifrabile, codificato in numeri, transazioni di quote societarie e in cerimonie autopromozionali, che ad Amleto appare come una gabbia alienante. Sulla falsariga di Scream e di The Blair Witch Project , Hamlet è una metafora contemporanea di stampo giovanile sul potere delle immagini, sul tragico diniego globale e sulle conseguenze sul piano cognitivo ed esistenziale di questa pervasiva dimensione artificiale.
La forza di Shakespeare è adattabile a qualsiasi epoca e a qualsiasi luogo, ma in questo caso la rivisitazione di Amleto non è del tutto riuscita: non basta prendere un testo teatrale del '600 e scagliarlo in mezzo a una metropoli e oggetti della contemporaneità. Il risultato è un adattamento molto poco omogeneo e a tratti noioso.
Peccato che Amleto fosse il mio amato Ethan Hawke. Peccato proprio, perche' non sapro' mai come abbia interpretato il monologo, o il duello finale. Non sono riuscita a superare la mezz'ora di visione. E mi dispiace molto.
una rivisitazione interessante di un amleto che è ametà tra kurt cobain e jeff buckley e che sprigiona crisi adolescenziale ed esistenziale ad ogni parola
Dove si dimostra l'attualità di Shakespeare, specialmente se spogliato da interpretazioni eccessivamente "teatrali". Sulla bocca di personaggi quotidiani, recitato da un Amleto in forte crisi di identità, finalmente dell'età pensata da Shakespeare per il suo protagonista, da un Polonio che ha il volto, la voce e le movenze di Bill Murray, da un Laerte che sussurra consigli… leggi tutto
Discretamente originale e ben recitato, soprattutto da parte di Ethan Hawke, ma non mi ha convinta fino in fondo. L'idea di lasciare i dialoghi inalterati in un contesto moderno così ben definito non funziona adeguatamente e certe affermazioni risultano estranianti (non si può dire "la nave è pronta" e poi salire su un aereo, o definire Danimarca come un "regno" con tanto di "re" e "regina",… leggi tutto
Dove si dimostra l'attualità di Shakespeare, specialmente se spogliato da interpretazioni eccessivamente "teatrali". Sulla bocca di personaggi quotidiani, recitato da un Amleto in forte crisi di identità, finalmente dell'età pensata da Shakespeare per il suo protagonista, da un Polonio che ha il volto, la voce e le movenze di Bill Murray, da un Laerte che sussurra consigli…
Discretamente originale e ben recitato, soprattutto da parte di Ethan Hawke, ma non mi ha convinta fino in fondo. L'idea di lasciare i dialoghi inalterati in un contesto moderno così ben definito non funziona adeguatamente e certe affermazioni risultano estranianti (non si può dire "la nave è pronta" e poi salire su un aereo, o definire Danimarca come un "regno" con tanto di "re" e "regina",…
Il cinema ha preso in prestito un alto numero di volte le tragedie di Shakespeare per adattarle al grande schermo, con risultati più o meno egregi. Uno dei drammi shakespeariani per eccellenza è "Amleto", storia…
VOTO : 6.
Quando si ripropone un testo, così importante (e già rappresentato in immagini), in chiave moderna è molto facile cadere in errore (tutti lo conoscono almeno a grandi linee e lo guardano con il fucile puntato).
Ed anche qui questi non mancano, alcuni momenti sono (purtroppo) alquanto imbarazzanti, ma in fondo non manca il coraggio ed un buon cast, che comunque…
Michael Almereyda tenta un'operazione audace ma rischiosa, già sperimentata con successo da Baz Luhrmann con "Romeo + Juliet". Trasportare la tragedia di Amleto nella New York contemporanea mantenendo quasi inalterati i dialoghi originali. Il risultato purtroppo è goffo, straniante e poco lusinghiero. "Hamlet 2000" è infatti un giochetto artificioso, inerte e superficiale.…
Passato in sordina nelle sale (sempre se è passato nelle sale italiane), questa rivisitazione di Amleto è senza dubbio originale e girata con un gran cast (Bill Murray su tutti). Sorprendente il padre di Amleto che appare come un fantasma con una giacca di pelle, che fa molto "uomo di mondo", notevole il finale nel grattacielo e la fine di Polonio, ma soprattutto il linguaggio difficile e non…
Diciamo subito che non sono stato al cinema a vederlo perché troppe delusioni su queste reinterpretazioni shakespiriane mi hanno stancato, vedendolo in Tv, con un cast più che rispettabile, mi ha convinto, e la cosa mi ha sopreso non poco. La trama la consociamo benissimo e del dramma è rimasto tutto, nelle tracce della tragedia, quello che soprende è la realizzazione assolutamente ben…
LA PRETENZIOSITA' A VOLTE NON PAGA.IN QUESTO CASO LA RIDUZIONE E L'ADATTAMENTO DELL'AMLETO NON RIESCE.LA REGIA E' TROPPO FIACCA E NON COMUNICA L'ANGOSCIA E LA CUPEZZA DEL TESTO ORIGINALE.POI GLI ATTORI SONO UN DISASTRO,SOLO HAWKE E MURRAY SI SALVANO,IL RESTO SONO DA PEDATE.LA STILES HA SBAGLIATO MESTIERE.
L'estate in genere mi rende più tollerante e disposto a rischiare. Mi guardo film che in autunno o in inverno non mi sognerei mai di affrontare.L'estate piovosa 2002 non è stata certo l'ideale per vedere questi sette…
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Commenti (4) vedi tutti
La forza di Shakespeare è adattabile a qualsiasi epoca e a qualsiasi luogo, ma in questo caso la rivisitazione di Amleto non è del tutto riuscita: non basta prendere un testo teatrale del '600 e scagliarlo in mezzo a una metropoli e oggetti della contemporaneità. Il risultato è un adattamento molto poco omogeneo e a tratti noioso.
commento di Sandy22Una dimostrazione dell'attualità (e immortalità) di Shakespeare
leggi la recensione completa di SpringwindPeccato che Amleto fosse il mio amato Ethan Hawke. Peccato proprio, perche' non sapro' mai come abbia interpretato il monologo, o il duello finale. Non sono riuscita a superare la mezz'ora di visione. E mi dispiace molto.
commento di grizabeluna rivisitazione interessante di un amleto che è ametà tra kurt cobain e jeff buckley e che sprigiona crisi adolescenziale ed esistenziale ad ogni parola
commento di robertina