Regia di Rainer Werner Fassbinder vedi scheda film
Il labirintico percorso verso la devastazione, fisica e morale, da parte di uno scrittore in crisi di ispirazione, in grado di tornare a scrivere solo scendendo a patti con gli istinti animaleschi e ferini che lo rendono una belva assetata di piacere e depravazione, e pure un omicida.
Un film bizzarro, scandaloso, sporco e scurrile di Rainer Werner Fassbinder: una messa in scena quasi teatrale sia per scenografie (quasi sempre interni di appartamenti o uffici) che per recitazione, costantemente e deliberatamente sopra le righe, frenetica ed esagitata, atta a rappresentare l’istintività quasi animalesca che contraddistingue il nostro protagonista e tutto il laido mondo che lo circonda.
Walter Kranz è uno scrittore e giornalista in crisi di ispirazione, che agisce ormai solo mosso dagli istinti animaleschi che lo animano: vaga dall’editore alla ricerca vana di un anticipo sull’opera che non riesce a scrivere; visita una coppia di amici al solo scopo di estorcer loro, inutilmente, piccole somme; trascura la moglie, una energica casalinga sessualmente frustrata e tratta con sufficienza il fratello minorato mentale che convive con la coppia, perennemente a caccia di mosche, che conserva, vive o morte, cercando altresì di farle accoppiare, e donandone alcune alle persone che più lo ispirano od attraggono.
Kranz ha una vita sessuale disinibita e libertina: si fa pagare da alcune donne che frequenta, mentre altre è lui a pagarle. In casa la vita scorre con sempre più tensione, appesa al filo sottile e fragile dell’indolenza e della spregiudicatezza, in costanza di mancanza di soldi, mentre sempre più spesso il campanello suona e alla porta si presentano i facchini per pignorare parte dell’arredamento della casa a favore dei creditori.
Ma la vita dello scrittore non è certo noiosa e piatta, tanto che in questo vortice di avvenimenti e frequentazioni, l’uomo si convince a commettere un omicidio, per trovare finalmente l’impulso ispiratore che gli permetta di riprendere a scrivere. Con un goffo e maldestro ispettore che gli sta alle calcagna, e laidamente organizzato a far incolpare il fratello instabile dell’omicidio commesso, l’uomo troverà anche il modo di esplorare l’universo omosessuale per far sue sempre nuove e più estreme esperienze.
“Nessuna festa” è un sarcastico, coraggioso, sadomasochistico e pungente carosello intellettuale, quasi un teorema che si prefigge di mostrare la caduta rovinosa di una piccola borghesia annoiata da tutto ed incapace di provare più alcuna genuina ispirazione per vivere, o da scrivere e raccontare.
Il percorso schizofrenico e scatenato nel vortice di un abisso senza possibilità di ritorno, è raccontato con sprezzo e coraggio, con l’intransigenza di mostrare riti, atti ed organi sessuali senza falsi pudori o remore di sorta, così come i laidi vezzi e le sporche manie che contraddistinguono usi e costumi che si annidano all’interno di appartamenti e famiglie apparentemente normali e lineari.
Il deliberatamente folle e scatenato, spesso incontenibile film del celebre cineasta tedesco, è la celebrazione pagana di un piacere fisico e mentale che richiede sempre più depravazione ed eccesso per poter essere degnamente valorizzato ed esplicitato , e spinge i nostri esauriti protagonisti-manichini verso un percorso surreale che ci lascia esterrefatti, a tratti anche divertiti, provocandoci reazioni contrastanti che ci travolgono e lasciano storditi.
Progetto controverso, folle, scabroso ma lucido e premeditato, e dunque di certo coraggioso, espressione di un regista che riesce a dire e manifestare tutto ciò che gli passa per la mente. Un film-scandalo che al pari Salò e ben più di Ultimo tango a Parigi o lo stesso Querelle, avrebbe potuto correre il rischio di finire tra le fiamme della censura indice. Mi pare che ciò non avvenne in questo caso, o non nelle proporzioni degli altri tre più famosi film.
Ma Fassbinder rappresenta forse lo scandalo già in partenza, per definizione, la libertà di esprimersi e trovare la forza di rappresentare tutta la provocazione che egli trovava negli aspetti più apparentemente innocui della vita borghese che lo circondava.
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