Regia di Rainer Werner Fassbinder vedi scheda film
E' un film malato, che provoca nello spettatore un senso di schifo nei confronti di ambienti e vicende ai limiti estremi della "normalità". Fra l'altro, visto oggi, il film appare molto datato, benché gli si debba riconoscere una certa vitalità. Qualche critico ha notato che con questo film Fassbinder testimonia la sua osservazione sulla stupidità della società tedesca contemporanea: si tratta di una sorta di Bouvard e Pecuchet flaubertiano. Se il valore del film è questo, si deve rilevare che, al di là della bravura degli interpreti (i soliti Raab, Spengler e Carstensen), la visione del film procura un effetto sgradevolmente disturbante. (27 giugno 2004)
L'ex poeta della rivoluzione Walter Kranz (Raab), in crisi d'ispirazione e di soldi, vive con la moglie valkiria (Vita) e il fratello demente (Spengler) che colleziona mosche morte. Va in giro a tiranneggiare le sue amanti e a farsi dare soldi da loro. A un certo punto si identifica con il poeta tedesco decadente Stefan George e ne assume sembianze e gusti sessuali, circondandosi di giovani omosessuali prezzolati. Liberatosi di questa ingombrante identità, riesce a scrivere un romanzo.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta