Regia di Baltasar Kormákur vedi scheda film
Un padre vedovo (ma precedentemente separato), di professione medico (Elba), porta le sue due figliolette in Sudafrica per un safari. Qui l’uomo e le due mocciose, in compagnia di un amico impegnato nell’antibracconaggio, vengono attaccati da un leone che non è tanto di buon umore e al quale non è bastato sterminare un intero villaggio. Paparino sfrutterà l’occasione per riscattare la propria immagine davanti alle due discendenti.
Tra il leone inferocito e la coppia di piccole rompiballe, non avrei dubbi: meglio affrontare il primo, tanto intollerabili e petulanti sono le seconde. Il film di Baltasar Kormákur, specialista del cinema di genere, si serve di effetti speciali di impressionante realismo, sul modello narrativo di Cujo (umani in automobile assediati dall’animale feroce), ma dimentica tutto il resto. A corredo di un copione scritto tra una seduta al gabinetto e l’altra, nel film si contano 839 “Papà! Papà!” e 318 “va tutto bene, è tutto ok”, una sequela interminabile di piagnistei e quadretti familiari zuccherosi che hanno la sola funzione di allungare la brodaglia alla durata dei novanta minuti canonici.
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