Regia di Michael Cristofer vedi scheda film
Bere tanto, fare sesso, cercare un’intimità estrema in una notte esagerata, tra bar e discoteca, a Los Angeles. Otto giovani, quattro ragazzi e ragazze, con carriere avviate, guardano, ogni tanto, verso la macchina da presa, come in false parentesi da documentario. Di che cosa parlano quando indugiano, con qualche eccesso di logorrea, di sesso? Di qualcosa che dovrebbe avere analogie con il piacere, di solitudine, di paure, di tecniche, di preliminari e postcoiti. Sul cofano di un’auto, sulla spiaggia di Santa Monica, contro una rete metallica, ammanettati, addormentati in un letto: uomini e donne, pur avendo percezioni, più che idee, opposte, sono annebbiati dall’alcool. La notte non è tenera e per una delle coppie sfocia, con il beneficio del dubbio, in una violenza carnale. Mosche irregolari da bancone e da pista da ballo. Esemplari antropologici della generazione del blackout intellettivo e sentimentale. L’ottimo cast tecnico ha gli stessi vuoti dei personaggi. Il regista Michael Cristofer (“Gia”) è da tenere d’occhio, ma non è all’altezza delle sue sceneggiature (“Innamorarsi”, “Le streghe di Eastwick” e “Il falò delle vanità”). Lo sceneggiatore David McKenna (“American History X”, “Blow”) incappa in parecchi errori. Il direttore della fotografia, Rodrigo García, inventa una luce adeguata e prende appunti per il suo esordio come regista.
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