Regia di Raffaele Andreassi vedi scheda film
Guastalla, Reggio Emilia: il Po, la campagna, i contadini, l'atmosfera di complicità tipica di un paesino. Qui è vissuto a lungo il grande Ligabue, il pittore naif che ha fatto scuola, tanto che ancora oggi sono numerosi i suoi emuli: Andreassi va a cercarli e a chiacchierare con loro, mentre propone in parallelo una ricostruzione della vita di Ligabue.
Ambizioso e monumentale, questo progetto di Raffaele Andreassi, poco conosciuto documentarista che negli anni Sessanta ebbe l'ammirevole idea di girare un cortometraggio su Antonio Ligabue, poco prima che l'artista scomparisse. Alcuni inserti di quelle riprese compaiono anche qui, in queste quasi tre ore di film che ripercorrono la vita (principalmente quella del pittore, già meno quella dell'uomo) di Ligabue in parallelo a un viaggio nell'entroterra emiliano di inizio terzo millennio, alla ricerca dei suoi discepoli ed eredi. Che, a sorpresa, si rivelano essere non pochi: un ragazzo con la fissa di ritrarre il portiere di calcio Pagliuca; un custode di un cimitero che nel tempo libero va a farsi autoritratti in mezzo ai campi, attirando l'attenzione delle macchine di passaggio; e c'è anche un taciturno sedicente poeta che, alla richiesta di recitare un componimento, pronuncia le parole da cui proviene il titolo: "Le poesie hanno i lupi dentro, tranne una, la più meravigliosa di tutte: lei danza in un cerchio di fuoco e si sbarazza della sfida con una scrollata", attribuendole a William Blake. Non è dato sapere se Andreassi abbia verificato tale fonte palesemente inattendibile, ma bastano pochi secondi oggi per dissipare ogni dubbio: si tratta in realtà di uno degli squinternati, risibili componimenti di Jim Morrison. Tanto basti a liquidare la questione delle 'nuove leve' naif contemporanee; di certo però I lupi dentro rimane un'interessante carrellata di testimonianze e di aneddoti su Antonio Ligabue. Per il regista, varcati ormai i tre quarti di secolo (classe 1924), questo sarà l'ultimo lavoro. 5/10.
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