Regia di Manoel de Oliveira vedi scheda film
Gilbert Valence (Michel Piccoli) è un attore di gran talento. E' al culmine della sua carriera quando un evento tragico gli sconvolge l'esistenza. Dopo la conclusione de "Il Re muore" di Eugène Ionesco, Gilbert riceve la sconvolgente notizia che in un incidente automobilistico sono morti la moglie, la figlia e il genero. Rimane solo col nipotino e un lavoro che non sarà più lo stesso.
Più che un film sull'elaborazione dolorosa di un lutto, "Ritorno a casa" è una spensierata escursione nella vita di un attore non più giovanissimo, sulla serena bonarietà di un uomo che si lascia trasportare dal flusso caotico della città, sommergere dai suoi rumori, dal vociare continuo dei suoi abitanti, come a esorcizzare nella realtà del vissuto cittadino la finzione scenica che ha caratterizzato gran parte della sua vita. Alla tristezza antepone l'ironica sdrammadizzazione di un vuoto, alla solitudine la compagnia di un bel paio di scarpe marroni, al tempo che passa la ritualizzazione spazio temporale delle abitudini. Tutta la parte finale del film è bellissima, quando Gilbert sta provando il personaggio di Buck Mulligan nella trasposizione cinematografica dell' "Ulisse" di James Joyce e ad un certo punto si alza e dice "io me ne torno a casa, vado a riposare". Mentre la macchina e fissa sul volto attonito del regista (iterpretato da John Malkovic), lui si volta di spalle e se ne va, ancora con addosso i vestiti di scena e la gente per strada che lo scambia per un matto. Gilbert ha imparato ad accettare senza drammi il peso delle rinunce, ormai sa capire da solo che è venuto il momento di ritirarsi dalle scene, di lasciare il teatro e fare ritorno a casa. La vita ed il teatro gli hanno insegnato i tempi e i modi dell'abbandono. Uno straordinario Michel Piccoli da il corpo e l'anima al protagonista di questa ennesima raffinata opera di Manoel de Oliveira. Caratterizzato da lunghi piani sequenza (da antologia quello sulle scarpe nuove comprate da Gilbert), "Ritorno a casa" è un continuo indugiare sui piccoli accadimenti quotidiani, sugl'infinitesimi particolari di una carriera in stato di sfratto ed è tanto pervaso da un senso tragico della vita, quanto percorso da una divertita dissacrazione della tragedia. Gli scarti emotivi di un'attore sono trattati con lo stile solito di un grande esteta della semplicità, con la soave leggerezza di un maestro di eleganza.
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