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L'ultima vendetta

Regia di Robert Lorenz vedi scheda film

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La recensione su L'ultima vendetta

di supadany
5 stelle

A tutto c’è un limite, superato il quale è impossibile fare finta di niente. Anche se il buon senso consiglierebbe di girarsi dall’altra parte, facendo orecchie da mercante, poiché sulla sponda opposta c’è chi ha il coltello tra i denti e non ha nulla da perdere, a volte accadono dei fatti che rendono obbligatoria la chiamate alle armi ammutolendo qualsiasi considerazione di carattere ragionevole.

L’ultima vendetta, solito titolo italiano che per giocare sul sicuro (vedi la popolarità di Liam Neeson con i suoi tanti film senza troppe pretese, da Io vi troverò a seguire) liquida inutilmente quello originale, decisamente significativo/evocativo (In the land of saints and sinners), crea una collisione tra due personalità di questa tipologia, avvalendosi di un panorama territoriale e umano, carico di coordinate suggestive, che avrebbe meritato uno sviluppo/sfruttamento di ben altro spessore.

Irlanda del Nord, 1974. In fuga dopo un attentato con gravi effetti collaterali, tre terroristi capitanati da Doireann McCann (Kerry CondonGli spiriti dell’isola, Tre manifesti a Ebbing, Missouri) si nascondono in una piccola cittadina lontana da occhi indiscreti, la stessa dove vive Finbar Murphy (Liam NeesonSchindler’s list, Michael Collins), un killer infallibile che ha appena deciso di chiamarsi fuori dal giro, comunicandolo a Robert McQue (Colm MeanyCon air, Il viaggio), il suo committente, lasciando il campo a Kevin Lynch (Jack Gleeson - Il trono di spade, Shrooms), un giovane sicario che lo considera una leggenda, per trascorrere le sue giornate come una persona qualsiasi, ad esempio trascorrendo del tempo con Vincent O’Shea (Ciaran HindsBelfast, The woman in black), l’affabile poliziotto di zona.

Quando Finbar si accorge che una bambina ha subito violenze, decide di fare a modo suo, eliminando il responsabile, ma la vittima è il fratello di Doreann, la quale ovviamente non ha alcuna intenzione di fargliela passare liscia nonostante dovrebbe vivere nell’ombra.

Lo scontro frontale sarà inevitabile e sanguinoso.

 

Liam Neeson

L'ultima vendetta (2023): Liam Neeson

 

Terzo film diretto da Robert Lorenz, secondo consecutivo con Liam Neeson dopo Un uomo sopra la legge, L’ultima vendetta è un film che lascia l’amaro in bocca, in quanto aveva a disposizione tutte le carte in regola per crearsi un suo spazio specifico, con troppe potenzialità che rimangono incagliate tra le righe, non sviluppate appieno come sarebbe stato ampiamente plausibile/auspicabile.

Infatti, a coordinate stimolanti, tra quelle riferite a un territorio naturale semplicemente incantevole e quanto risiede in una popolazione martoriata da questioni irrisolte che provocano lacerazioni ripetute e insanabili (in tal senso, lo storico filmico è praticamente sterminato, vantando capolavori come Nel nome del padre), fa seguito una concatenazione degli eventi che, da una parte mette i puntini sulle i ma dall’altra pare essere sempre troppo sotto controllo, più attenta a rispettare i pattern di riferimento, senza fare il passo più lungo della gamba, anziché incidere con decisione, preferendo quindi la carota al bastone.

In questo modo, pur gettando a ripetizione benzina sul fuoco e mantenendo con giudizio il filo del discorso, il pilota automatico prende il sopravvento, limitando di conseguenza l’impatto prodotto da conti da chiudere/seppellire, dal confronto tra redenzione e crudeltà, tra diversi codici morali e una nutrita gamma di atteggiamenti/propensioni, tra azioni istintive e reazioni inderogabili che non ammettono appello, con cariche esplosive pronte a esplodere.

Detto questo, alcune qualità sono comunque sia evidenti, come la navigata/funzionale fotografia di Tom Stern (Mystic river, Million dollar baby) e soprattutto il valore assicuratodalla recitazione. Ovviamente, la parte del leone spetta di diritto – e con pieno merito - a Liam Neeson, efficace per come riesce a essere dolente e consumatoma anche risoluto (nondimeno, fa piacere anche ritrovarlo in un film che non l’ha di certo attirato per il cachet), affiancato/contrapposto a una bellicosa/minacciosa Kerry Condon, che lascia il segno (va detto che, con una pellicola migliore, la sua interpretazione avrebbe potuto essere indimenticabile), mentre gli altri volti - prettamente irlandesi – di Ciaran Hinds, Colm Meany e Jack Gleeson calzano a pennello alla situazione ma hanno solo occasionali momenti di gloria ed è un peccato – non solo veniale - sia così.

 

Kerry Condon, Jack Gleeson

L'ultima vendetta (2023): Kerry Condon, Jack Gleeson

 

Insomma, con L’ultima vendetta Robert Lorenz rispetta con consapevolezza il piano d’azione, ma fa un passo indietro nella sua carriera (vedi anche l’esordio con Di nuovo in gioco), con una conduzione sicura che però non fa niente per elevare il materiale a sua disposizione a uno stato superiore, stando sulla difensiva, smussando angoli che potevano essere assai più ruvidi/arguti/estroversi.

Un lavoro ordinato, talvolta sbrigativo e allentato, con accordi dalle forti referenze (dal cinema eastwoodiano e Gli Spietati) e che sa perfettamente come allinearsi e da che parte stare, con un’esposizione chiara e (ro)tonda, tra scostamenti accidentali e pilastri improrogabili, logiche da dente per dente e tradizioni rodate, false identità e coscienze risvegliate, ferite aperte e ventri ribollenti, strade senza ritorno e aromi western, parabole già scritte e un capolinea che – meglio tardi che mai – spende le sue cartucce, per quanto nonbrandisca soluzioni in grado di impacchettare grandi sorprese.

Disciplinato e affaticato, puntuale e scolastico.

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