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Moonage Daydream

Regia di Brett Morgen vedi scheda film

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La recensione su Moonage Daydream

di mm40
6 stelle

Un documentario per raccontare David Bowie attraverso parole e immagini dello stesso Bowie.


Due ore e un quarto di film, eppure le lacune in questa storia sono tantissime e persino gravi: se la canzone che dà il titolo al lavoro e più in generale tutto il periodo relativo a Ziggy Stardust paiono messi in secondo piano, c'è un intero quarto di secolo, l'ultimo della vita dell'artista, che scompare addirittura dalla narrazione; inevitabilmente il minutaggio è scarso, d'altronde, se si vuole raccontare l'epopea di quella che è stata senza ombra di dubbio la rockstar più camaleontica, istrionica e influente (quantomeno in campo musicale) del Novecento. Se si perdonano a Brett Morgen – già autore dell'ottimo Cobain: montage of heck (2015) – queste pecche, Moonage daydream risulta un'opera realmente eccellente. E lo è per i contenuti, per il ritmo, per la linearità narrativa che riesce in qualche modo a restituire l'idea dei tormenti del Bowie artista in parallelo a quelli del Bowie uomo (anche perché, in effetti, le due facce hanno coinciso per quasi tutta la sua vita). Tanta musica in scena, con lunghe sequenze dal vivo tratte da periodi anche ben distanti tra loro, dai primi travestimenti e look androgini degli anni Settanta ai concerti negli stadi del decennio successivo, fino alle sperimentazioni sonore degli anni Novanta. Nel complesso il documentario assume il ruolo di un bignamino di David Bowie, ma tutto ciò che racconta è autentico, degno di nota e ben disposto sullo schermo: ben fatto. 6,5/10.

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