Regia di Henrique Goldman vedi scheda film
Un trans che si chiama desiderio, anzi “Princesa”. Un eterosessuale in crisi matrimoniale che scopre il sesso, le “donne” e Platone. Una città, Milano, capitale mondiale della prostituzione androgina, ambigua, asessuata e assuefatta. E un regista brasiliano, che vive da anni tra Londra e la capitale del Capitale, che cerca di capire perché moltissime sue connazionali hanno “scelto” la nebbia in luogo del sole di Rio e della foresta Amazzonica. Per trovare valide risposte, Goldman si affida e si concede al melodramma, come fosse un Fassbinder meno autopunitivo e riconciliato che si diverte a svolazzare col Fellini “urbano” delle citatissime e indimenticabili “Notti di Cabiria”. Trattandosi di zone (antro-socio-sexpologiche) meticce e contaminate, anche gli stili e le forme, i riferimenti e gli omaggi s’intrecciano, spaziando dall’inchiesta documentaristica (le sedute di “Princesa” per convincersi all’agognata “operazione”) alla commedia di costume, da un Sirk più evocato che voluto a un’aria milanese anni ’60 e ’70 che non dispiacerebbe all’Ermanno Olmi del “Posto”. Anche le musiche del soldiniano Venosta per una volta si sfogano e si dispiegano (di gran suggestione la voce flautata e morriconiana di Laura Pone), regalando la sensazione di trovarsi di fronte a una pellicola imperfetta e slabbrata, ma capace di improvvisi, forti, intensi squarci di verità vera.
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