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American Psycho

Regia di Mary Harron vedi scheda film

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La recensione su American Psycho

di undying
5 stelle

Riduzione cinematografica di un bel romanzo, purtroppo realizzata con un forte senso censorio e con una incerta presa di posizione. Fortemente maschilista, nonostante in cabina di regia sia appostata una donna. Di buon successo a suo tempo, oggi offre un tipo di intrattenimento molto meno interessante.

 

 

New York, fine Anni '80. Il ventisettenne Patrick Bateman (Christian Bale), grazie al potere economico e alla conferma sociale raggiunta dal padre, si ritrova in una prestigiosa posizione dirigenziale presso una società finanziaria di Wall Street. Bateman ha cura della propria persona in maniera quasi maniacale, vive nel lusso più sfrenato vestendo capi di prestigio e frequentando locali elitari. Ma nonostante il successo economico, subisce una relazione di comodo con Evelyn, ragazza che lo tradisce come lui non difetta in fatto di rapporti occasionali, soprattutto a pagamento con professioniste del sesso. Con il passare del tempo, e in opposizione ai suoi enunciati socialmente pregevoli, Bateman manifesta odio, repulsione e violenza nei confronti degli emarginati, dei diversi, degli oppressi e delle donne. Ormai privo di ogni contenimento morale, il giovane uccide prima un clochard di colore, quindi Paul (Jared Leto): amico appartenente allo stesso ceto sociale, destinato alla morte unicamente a causa dell'invidia. Perché gli unici sentimenti che muovono Bateman sono quelli più negativi dell'essere umano, che lo spingono a compiere feroci delitti, senza provare minimo senso di colpa o rimorso.

 

 "... avvocato voglio che tu sappia che ho ucciso un sacco di persone. Delle prostitute in un appartamento del centro (...) una che ho incontrato a Central Park e ho lasciato in un parcheggio dietro una pasticceria. Ho ucciso la mia ex ragazza, con una sparachiodi... e un vecchio finocchio, con un cane, l'altra settimana. Ho ucciso un'altra ragazza, con una sega a motore, è assurdo ma ho dovuto farlo, stava cercando di scappare. E poi c'è stato anche qualcun altro... non riesco a ricordarmi...  una modella, anche lei è morta. Paul Allen, ho ucciso Paul Allen con un'ascia sulla faccia: il suo corpo si sta sciogliendo in una vasca piena di acido. Penso di avere ucciso almeno venti persone... può darsi quaranta. Molti omicidi gli ho ripresi con la videocamera. Alcune ragazze hanno visto le videocassette... allora gli ho tagliato gli occhi, con la lametta da barba e poi glieli ho strappati dalle orbite. Questa sera ho dovuto uccidere un sacco di persone, le ho massacrate. Non sono sicuro di riuscire a venirne fuori, questa volta. Credo di essere un uomo piuttosto malato." (Confessione di Patrick Bateman alla segreteria telefonica del suo avvocato)

 

 

Dal celebre romanzo di  Bret Easton Ellis, la regista Mary Harron dirige una riduzione cinematografica destinata a lasciare il segno, anche se perde quando messa a confronto con il romanzo. La versione cinematografica infatti appare molto più contenuta, penalizzata da una forma di censura che rende inefficace il contenuto nero e violento del racconto in favore di un più inadatto (e forse non cercato) senso dell'ironia. Che poi sia proprio una donna a siglare la direzione di un film dal forte risvolto misogino, arrivando a rendere in burletta persino citazioni di triste contenuto attribuibili a due reali serial killers, Ed Gein e Ted Bundy, lascia intendere come il progetto sia -evidentemente- sfuggito di mano arrivando, paradossalmente, a far sì che il film appaia  essere invece promotore delle dinamiche che vorrebbe denunciare come inappropriate. Vestire con abiti griffati Valentino, portare occhiali targati Oliver, mangiare nei più proibitivi ristoranti, frequentare centri estetici e utilizzare pomate e creme per rendere più giovane la pelle: sono temi che non è ben chiaro sino a che punto la sceneggiatura voglia denunciare come frutto di un concetto distorto del raggiungimento di obiettivi imposti da una società che sembra -quella dei rampanti yuppies americani- invece essere vista come modello di ispirazione. Oggi, dopo quasi vent'anni dal girato e con in mezzo la crisi immobiliare americana (generata proprio dal sistema bancario), pur restando sorprendenti certi profetici momenti del film (viene citato Donald Trump, in merito ad un auto di lusso e la moglie Ivana per essere una frequentatrice di un ristorante dai costi proibitivi) American psycho appare un film molto meno interessante di quanto promesso a suo tempo. Un film per certi  aspetti deludente -anche sorvolando su un finale volutamente criptico e illusorio- sia per chi cerca un semplice prodotto d'intrattenimento, quanto per chi, invece, voglia trovare un contenuto e un valore più profondo nascosto tra le immagini in movimento. Figlio di un periodo storico vicinissimo al crollo dei valori americani che coincidono proprio con l'immane massacro delle Twin Towers, attentato (?) terroristico in arrivo solo l'anno seguente, nel 2001. Scadente anche la scelta musicale, impropria talvolta nella descrizione "critica" fatta da Bateman (basta pensare al destino di Whitney Houston in esatta opposizione alla disamina fatta dal killer). Un fuoco di paglia, insomma, che ha però dato corso ad un sequel ed una infinità di omaggi, anche in un gioco di rimandi musicali, tra i quali il più divertente è quello inserito nella bella serie televisiva Dexter (il protagonista si presenta con il nome di Patrick Bateman quando deve acquistare i farmaci utilizzati sulle vittime).

 

 

Patrick Bateman dixit - Esternazioni "sub limen" della follia

 

"Ho tutte le caratteristiche di un essere umano: carne, sangue, tendini ma non un solo chiaro e identificabile sentimento, a parte l'avidità e il disgusto. Qualcosa di orribile sta succedendo dentro di me e non so il perché. La mia libidine notturna per il sangue ha invaso le ore del giorno. Mi sento letale, sull'orlo del delirio. La mia maschera di normalità sta per scivolarmi di dosso."

 

"Sei una fottuta troia di merda... ho voglia di ammazzarti a coltellate e di sguazzare nel tuo sangue." (Riservato ad una barista, assordata dal frastuono musicale della discoteca)

 

"Non ci sono più barriere da attraversare. Tutto ciò che ho in comune con l'incontrollabile e la follia, la depravazione e il male, tutte le motivazioni che ha creato la mia indifferenza verso di esse... tutto questo ora è superato. La mia pena è costante ed affilata, e io non spero per nessuno un mondo migliore. Anzi, voglio che la mia pena sia inflitta agli altri. Voglio che nessuno possa sfuggire. Ma anche dopo avere ammesso questo, non c'è catarsi. La mia posizione continua a illudermi e io non giungo ad una più profonda conoscenza di me stesso. Nessuna nuova conoscenza si può estrarre dalle mie parole. Questa confessione non ha nessun... significato."

 

Curiosità

Mentre fa stretching Bateman visiona VHS a luce rossa alternate a film horror. Per un breve momento lo vediamo esercitarsi mentre, sul monitor, appaiono i concitati secondi finali di The texas chainsaw massacre, con Leatherface danzante mentre a cielo aperto sfoggia la motosega utilizzata contro le sue vittime. È forse questo -in metodo di certo- il motivo che induce Bateman ad eliminare una prostituta con lo stesso oggetto?

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