Regia di Bernard Rapp vedi scheda film
Nonostante si presti a molte interpretazioni, trovo sia un film sulla solitudine e sull'impossibilità della comunicazione.
Un miliardario triste e solo assume un giovane assaggiatore, in cui vede il proprio alter ego e con cui desidererebbe trovare una identità assoluta, che lo liberi dal suo sottile ma insopprimibile senso di disgusto ed estraneità per la vita. Lentamente cerca di plagiarlo e plasmarlo per renderlo sempre più somigliante e dipendente da sè, fino alla simbiosi, in un amore folle che non è per l'altro ma per sè stesso, di cui l'assaggiatore è un riflesso. Come Narciso, si renderà conto dell'impossibilità della completa simbiosi con un altro essere umano, e allora il perverso idillio sfocerà nella tragedia.
Solitudine dunque del miliardario, che soffre (come ad un certo punto del film esplicita la sua segretaria), ma anche dell'assaggiatore, il quale nonostante sia fidanzato e abbia degli amici, dopo una vita da spirito libero senza nessuna continuità, si sente abbracciato dall'assolutezza di un rapporto esclusivo, fatto di reciproca adorazione, ed è disposto a rinunciare persino alla propria libertà ed identità, pur non perdere questa sensazione.
Un film dunque sulla solitudine, sull'incapacità di comunicare fino in fondo, di godere veramente delle bellezze della vita, per cercare ciò che su questo mondo non esiste, l'assoluto.
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