Espandi menu
cerca
As bestas - La terra della discordia

Regia di Rodrigo Sorogoyen vedi scheda film

Recensioni

L'autore

maghella

maghella

Iscritto dal 15 aprile 2010 Vai al suo profilo
  • Seguaci 190
  • Post 322
  • Recensioni 463
  • Playlist 104
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su As bestas - La terra della discordia

di maghella
8 stelle

Olga (Marina Fois) e Antoine (Denis Ménochet) sono una coppia francese che ha scelto di trasferirsi in un piccolo villaggio in Galizia, in Spagna, per poter condurre una vita più semplice, meno stressata dai ritmi della città, e soprattutto all’insegna di un contatto più ravvicinato con la natura.

Denis Menochet, Marina Foïs

As bestas - La terra della discordia (2022): Denis Menochet, Marina Foïs

I 2 coniugi mettono a frutto i loro studi in biologia e agronomia per poter avviare un’attività, vendendo i prodotti del loro orto nei mercati del luogo. Restaurano a proprie spese e in economia le case abbandonate del borgo, per poterle rendere abitabili per una eventuale ripopolazione.

Purtroppo le buone intenzioni dei 2 forestieri non sono ben accettate dai loro vicini di casa, 2 fratelli, Xan (Luis Zahera) Lorenzo (Diego Anido), che vivono con la madre; le cose peggiorano dopo che Olga e Antoine si rifiutano di firmare la delibera per l'installazione di alcune pale eoliche da parte di una multinazionale norvegese. Xan e Lorenzo vedevano quei soldi come unica opportunità per riscattarsi da una vita difficile, al limite della povertà, e potersi finalmente trasferire anche loro come hanno fatto quasi tutti gli abitanti del borgo.

All’inizio Xan, il fratello più aggressivo, si limitava a prendere in giro in maniera pesante Antoine quando lo incontrava al bar o per strada. Via via gli sfottò diventano veri e propri insulti e molestie, spalleggiate anche dal fratello Lorenzo, affetto da una piccola deficienza dovuta ad un incidente. Mentre Olga, anche se infastidita, vorrebbe evitare discussioni, Antoine ne rimane sempre  più coinvolto ed iniziano vere e proprie litigate. Le cose precipitano dopo che Antoine si accorge che gli è stata avvelenata l’acqua del pozzo, mandando in malora così tutto il raccolto. A quel punto prima decide di denunciare i fratelli alla polizia locale, in seguito si procura una piccola cinepresa con la quale documenta tutti gli incontri e gli scontri con i Xan e Lorenzo.

Durante una camminata in compagnia del proprio cane Titan, Antoine viene raggiunto dai 2 fratelli e ucciso con la pratica della Rapa das Bestas. La pratica è un’antica usanza utilizzata nel passato per addomesticare i cavalli utilizzando solo le braccia e le gambe, senza alcuna attrezzatura o arma impropria.

Olga decide di non abbandonare la propria casa e continuare l’attività di agricoltore sostenibile, vivendo a pochi passi da quelli che sa essere gli assassini del marito. Non cessando mai, però, di cercare il corpo del marito e rendergli giustizia. 

Ho detto molto della sinossi del film, ma tanto altro ci sarebbe da scrivere e svelare e che mi trattengo di raccontare.

La storia prende spunto da un fatto di cronaca nera realmente accaduto nel 2010, nel villaggio di Santoallà in Galizia. Un cittadino olandese trasferitosi con la moglie nel paesino Galese, viene ucciso da uno dei suoi vicini di casa proprio per le questioni narrate nel film. Il corpo venne trafugato nel bosco con l’aiuto del fratello, i 2 vennero in seguito arrestati e condannati. Il film è dedicato a Margo, la moglie della vittima.

Il film però non si limita a raccontare il fatto, che già di per sé è crudo e amaro. Il regista spagnolo, che poi è anche sceneggiatore insieme a Isabel Pena, approfondisce i lati dei vari protagonisti, rendendo lo spettatore unico testimone impotente di quello che accade.

Se inizialmente è naturalmente Antoine la vittima dei fatti, e quello per il quale si prendono evidentemente le parti, via via che la storia si svolge, non si può non comprendere anche le ragioni disperate dei 2 carnefici, che si trovano intrappolati su una terra che per loro è solo fonte di arretratezza e povertà. Lo snodo narrativo avviene proprio quando Xan e Antoine cercano di spiegarsi, di trovare un punto d’incontro, mettendo a confronto le loro ragioni. Proprio durante questo dialogo, si scoprono le distanze culturali tra i 2. Xan non capisce come sia possibile che il suo voto abbia il solito peso decisionale rispetto a quello di un forestiero arrivato da solo un paio di anni nel suo paese. Antoine, di contro, spiega quale sia il sentimento che lo lega fortemente alla sua nuova vita. I 2 parlano 2 lingue differenti,  non solo verbalmente ma soprattutto intellettualmente. L’errore che fa Antoine, che è poi di tutti quelli che in qualche modo si sentono “superiori” a quelli che reputano dei sempliciotti di campagna, è proprio quello di sottovalutare l’avversario, che messo alle strette utilizza i metodi arcaici che la loro cultura gli ha dato a disposizione da sempre.

Tu farai le tue mosse, io le mie”, dice Xan ad Antoine alla fine del loro civile confronto. Se Xan sa cosa aspettarsi dal suo nuovo vicino, Antoine è lontanissimo dal sapere cosa lo attende.

Una storia emotivamente impegnativa, carica di situazioni disturbanti, che fanno salire il livello ansiogeno via via che i 137 minuti del film trascorrono. La lunga durata è giustificata dalla necessità di raccontare molto bene la prima parte, per poter comprendere a fondo le psicologie dei protagonisti e poterle confrontare senza trarre semplici conclusioni. Sarebbe troppo facile infatti definire i coniugi francesi quelli bravi e i 2 fratelli quelli cattivi. C’è un “di più” e c’è “un oltre” che supera quello che è il semplice fatto di cronaca. Ci sono 2 livelli culturali differenti, e non solo per motivi scolastici, ma proprio per la qualità di vita e di esperienze che i protagonisti hanno vissuto. 

Antoine ed Olga si sono innamorati del posto, della natura, ma non hanno utilizzato il solito rispetto nei confronti di chi in quei posti c’è nato, ci continua a vivere e non vede l’ora di abbandonare. Non basta comprare un terreno per diventarne padrone, bisogna entrare in sintonia anche con quelli che sono i confinanti. La “prepotenza” civile che Antoine adopera nei confronti dei suoi vicini è l’innesco per attivare i metodi violenti di chi non conosce altre soluzioni per risolvere le situazioni.

Xan e Lorenzo, non hanno avuto la capacità di uscire dai loro confini e “odiano” chi ha sconfinato nel loro territorio, portandogli via quei pochi diritti che pensavo di avere. 

La pratica della Rapa das Bestas è antichissima, utilizzata non solo per domare i cavalli, ma anche per dimostrare il proprio coraggio, affrontando l’avversario a mani nude. Antoine rimane vittima di quella cultura che non ha compreso fino in fondo, che ha in qualche modo sottovalutato, e che gli si è ritorta contro.

Bravissimi tutti gli attori, in primis Denis Ménochet, che sta diventando uno degli attori francesi che preferisco, apprezzato tantissimo nel film “L’affido - una storia di violenza”, 2017, di Xavier Legrand, qui riesce a descrivere il suo personaggio nelle varie sfaccettature caratteriali, facendo partecipe lo spettatore di tutti i suoi stati d’animo. Un’ottima prova attoriale.

Non conosco il regista spagnolo-Rodrigo Sorogoyen-, mi preoccuperò di recuperare i suoi film precedenti. Ho apprezzato molto l’utilizzo di uno sguardo imparziale, ottenuto per lo più grazie alle inquadrature ampie e aperte. L’occhio dello spettatore riesce così ad avere molto spesso una visuale completa di ciò che accade anche nella testa dei personaggi.

Questo film mi ha scombussolato non poco, non è per a tutti.

 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati