Regia di Rodrigo Sorogoyen vedi scheda film
Antoine (Menochet) ha smesso di insegnare in Francia per andare a vivere con sua moglie (Foïs) tra le montagne della Galizia. È qui che la coppia intende stare a contatto con la natura, coltivando un orto e ristrutturando le case abbandonate del posto, nella speranza che quel luogo possa un giorno ripopolarsi. Ma i nuovi arrivati non piacciono a due fratelli, loro vicini di casa, che leggono la mancata sottoscrizione della vendita di quei terreni a una compagnia per l'energia eolica come una grande occasione sprecata. I rapporti tra Antoine e i vicini si fanno sempre più tesi, fino a quando non accade l'inevitabile. E qui - senza spoilerare oltre - il film diventa un altro film, nel quale la rabbia lascia spazio alla riflessione, l'impazienza alla pazienza, l'impulso alla ragione, lo scontro alla cura.
Dopo il notevole Il regno, Rodrigo Sorogoyen - che ha scritto il copione a quattro mani con Isabel Peña - firma un apologo sulla dialettica impossibile tra natura e cultura. Quelle che in apparenze sono solo scaramucce, viziate dalla xenofobia, tra vicini di casa, filtrate attraverso il prisma della cultura - che per i villain del posto si traducono in parlantina, manipolazione, supponenza - diventano una forma di lotta di classe. E se nulla può il civilissimo ex professore, ben altro risultato raggiunge lo stoicismo con cui sua moglie affronta la questione, con una sfida dialettica che - in una delle tre scene madri del film - si sposta sul confronto con la figlia civilizzatissima, ma protesa ad abbracciare tutt'altri valori e a dare un senso assai diverso alla parola amore. Servito da un cast in stato di grazia e girato benissimo - tra campi lunghissimi, primissimi piani e riprese a macchina ferma - As bestas (dal nome di una festa galiziana con cui gli autoctoni cercano di tagliare la criniera ai cavalli immobilizzandoli con la sola forza fisica, come nella scena che apre il film) è un film potente, stratificato, che - a partire dal modello di film come Cane di paglia e L'inquilino del terzo piano - si presta a una lettura complessa dei rapporti umani, per i quali civiltà e denaro possono essere valori profondamente diseguali.
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