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As bestas - La terra della discordia

Regia di Rodrigo Sorogoyen vedi scheda film

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La recensione su As bestas - La terra della discordia

di scapigliato
8 stelle

Conosco molto bene il cinema spagnolo e lo amo, lo ricerco, lo inseguo, lo aspetto, e questo film di Sorogoyen non posso dire che non mi sia piaciuto, ma ad un certo punto la prosaicità comincia a farsi pesante e si perde tutta la tensione creata nella prima parte. Per la serie "poteva essere, ma non è…". Sicuramente è un ottimo film - e mi chiedo perché tutti ne parlino bene, ma poi non sia finito in concorso né a Cannes né a Venezia (ah già! E' spagnolo, dimenticavo...), ma tutti gli altri bei film spagnoli? Dove sono? Io li vedo, eppure sembra che il mondo dei parrucconi eleganti, dei mereghettiani, etc., non si accorga di una cinematografia viva e plurale come in parte la nostra italiana. Ma come sempre, i film nazionali, a casa loro non piacciono mai (forse solo in Francia, contenti loro...). Ritornando a As bestas tutto si regge sull'interpretazione di Luis Zahera, un pedazo de actor; un attore che pur scoperto abbastanza tardi risulta essere oggi uno dei migliori attori spagnoli di sempre. La sua entrata in scena ha i passi di un film dell'orrore dove il cattivo, il "mostro", appare lentamente, a piccole dosi, attraverso i dettagli: prima la voce, poi le mani, e così via. Un po’ come lo squalo di Jaws (Steven Spielberg, 1976) e quindi di nuovo l’animalità come minaccia. E un po' come la presentazione di Padron ‘ntoni dei Malavoglia. E dopotutto As Bestas si gioca tutto sul taglio realistico della vicenda concedendosi solo pochi attimi allo sguardo di "genere". Poetica l'immagine iniziale, una ippomachia come contrario alla tradizionale tauromachia spagnola – e qui siamo in Galicia, un altro mondo – ma pur sempre una lotta tra l’uomo e la bestia: una bestia e una bestialità interiori che si proiettano fuori di noi e assumono le sembianze, ancor meglio la fisicità, dell’immaginario locale, l’ambiente inteso come milieu, ambiente come fattore determinante in senso sociologico e culturale. Ma oltre a questa immagine, alla interpretazione di Zahera e ad alcuni passaggi ben diretti e dai climax interni ben resi discorsivamente, il film non propone nulla di più. Ed è un peccato. Poteva spingersi oltre.

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