Regia di Mathieu Vadepied vedi scheda film
L'epopea di un padre senegalese che si arruola tra le forze dell'esercito colonizzatore francese per tentare di preservare la vita all'impavido figlio, diventa un'ode alla famiglia e all'unione dei legami di sangue, che avrebbe tuttavia meritato un po' più di contestualizzazione e approccio critico sul fenomeno del bieco sfruttamento coloniale.
Nella sezione Un Certain Regard dei primi giorni festivalieri di Cannes 75, si è imposto un titolo quantomeno interessante: Tirailleurs (in versione internazionale diventa Father & Soldier), opera seconda del regista e attore francese Mathieu Vadepied.
L’aspetto più originale di un film dignitoso per contenuti e fattura è la presenza nel cast della star Omar Sy, qui alle prese con una importante svolta di carriera in quanto protagonista di un ruolo drammatico in cui l’attore pare cavarsela egregiamente.
Una produzione ambientata tra il Senegal e le Ardenne in cui spicca soprattutto la prestazione sincera e sentita di Omar Sy, in qualche modo proteso a rendere omaggio alla propria discendenza senegalese.
Nelle fasi cruciali della Prima Guerra Mondiale la Francia inizia ad attingere uomini dalle colonie per trasferirli in Europa, armarli e destinarli a difendere le sorti della madrepatria colonizzatrice.
Ovviamente il reclutamento non è volontario ma forzato e, a quel punto, un padre ancora giovane si finge in età per arruolarsi e seguire il giovane figlio che, al contrario di lui lascia convincere, almeno in un primo momento, dalle parole galvanizzatrici dell’armata francese.
Tra l’inferno delle trincee sui campi di battaglia (che nulla hanno a che spartire con la propria storia e cultura) i due dovranno fare di tutto per tornare vivi alla propria terra e per dare un senso a quella mossa istintiva tipica di un padre che si getterebbe tra le fiamme pur di proteggere la sua prole.
All’opera seconda di Mathieu Vadepied, prodotta e interpretata dalla celebre star francese Omar Sy, va certo riconosciuta la sincerità e genuinità di intenti e l’apprezzabile sforzo di ricostruzione storica attuato a livello di scenografie e di ambientazioni.
La storia di un padre che si arruola celando la propria età al solo scopo di salvare la vita all’entusiasta figlio appena arruolato in un esercito di un paese non suo, si porta certo un certo afflato drammatico che comunica dignità e solidità d’intenti.
Il film tuttavia manca di quel pathos che ci si potrebbe aspettare da una vicenda completamente legata a fatti storici frutto di prevaricazioni e sfruttamento di colonie (come è tristemente sempre avvenuto dai principali paesi colonizzatori europei nei confronti dei paesi annessi e utilizzati a mero beneficio di una madrepatria avida e senza limiti).
La famosissima star francese Omar Sy mette da parte, almeno per un attimo, le commedie campioni di incasso che lo hanno reso uno degli assi del botteghino francese e internazionale (basti pensare al successo di Quasi amici) e si fa portavoce di una produzione che gli consente di rendere omaggio alle proprie origini senegalesi, recitando anche nella propria lingua madre. L’attore è visibilmente preso e galvanizzato in un ruolo che lo coinvolge anche emotivamente.
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