Regia di Goran Markovic (II) vedi scheda film
Un film agghiacciante, che a suo modo è tornato ad essere d'attualità. Basato su un reale fatto di cronaca, mostra le terribili conseguenze della diffusione di un virus altamente contagioso, il "Variola vera", nome latino del vaiolo.
Un pellegrino musulmano, Halil Redzepi (Dzemail Maksut), dopo un viaggio rientra in aereo a Belgrado (Serbia), contagiato da una malattia contratta per avere acquistato un flauto in un mercatino del Medio Oriente. Durante i suoi movimenti, da un posto all'altro, lentamente si avvicina alla morte. Ricoverato in gravi condizioni all'ospedale generale della Capitale, diffonde la malattia tra degenti, infermieri e medici. Quando si scopre che si tratta di un'epidemia di vaiolo, l'intera struttura sanitaria viene isolata, e gli ospiti costretti a una raggelante quarantena forzata.
Variola vera: scena
Ispirato da un fatto di cronaca: nel 1972, un'epidemia di vaiolo sparse il terrore a Belgrado (Serbia, ex Jugoslavia). Solo 35 infetti morirono (rispetto a circa 2 milioni di morti, registrati durante un'analoga situazione nel 1967). Il contenimento dell'infezione fu dovuto alla rapida reazione del governo all'epidemia, con intervento dell'esercito, quarantene, blocchi e legge marziale con chiusura, per due mesi, dei confini del paese. A Belgrado le cure contro il vaiolo vennero organizzate nel migliore dei modi possibili, tanto che nel giro di due settimane ogni cittadino era stato sottoposto a vaccinazione. Scritto dallo stesso regista, in collaborazione con Milan Nikolic, Variola vera (nome latino del terribile virus), non ripercorre esattamente la cronaca essendo di fatto solo liberamente ispirato agli eventi, ma si sviluppa in un contesto che, pur se di fantasia, è messo in scena in maniera realistica. Goran Markovic rompe lo schema tradizionale della cinematografia jugoslava: nel ventennio compreso tra gli anni Sessanta e Settanta le produzioni locali trattavano in diversa maniera, ma con unità di soggetto, le conseguenze della Seconda guerra mondiale e l'avvento del comunismo. In maggior parte quella filmografia era confinabile nel genere "guerra", con varianti drammatiche di aperta critica al regime e alle forze politiche di quel momento storico. Variola vera è un pugno allo stomaco per lo spettatore del tempo e addirittura, alla luce di quanto accaduto nel 2020, ritorna ad essere spaventosamente attuale.
Variola vera: scena
Girato in economia, con impostazione neorealista, offre personaggi verosimili, resi tali da perfette interpretazioni da parte dei migliori attori jugoslavi del periodo, ai quali ci si affeziona e con i quali si condivide l'angoscia e il timore dell'agghiacciante situazione. Vanno così in scena medici audaci (ma professionali), infermiere e persone comuni che si sono trovate nel posto sbagliato al momento sbagliato. Nonostante il film sia sostanzialmente un dramma, sfiora l'horror per il tema trattato. Nessun Freddy Krueger, Michael Myers o Jason Voorhees dell'epoca poteva competere con il potenziale "spaventoso" del microscopico e invisibile aggressore: un virus in grado di diffondersi in maniera estremamente veloce, nella sua peggior espressione in grado di procurare effetti devastanti, che nel film non ci vengono nascosti. Piaghe ed emorragie, sangue, tute anticontaminazione degli operatori coinvolti e uso massiccio di mascherine, oggi purtroppo attuali anche per noi, appaiono sullo schermo mentre l'inquietante colonna sonora a base di flauto (lo strumento responsabile dell'epidemia) contribuisce a rendere ancora più impressionante l'intera pellicola. Anche perché Goran Markovic si è avvalso della consulenza di svariati medici, al fine di rappresentare l'intera serie di avvenimenti in maniera a dir poco credibile. Benché siano state girate sequenze in diversi ospedali di Belgrado, l'azione principale si svolge nel Gradska Bolnica, il vero epicentro dell'epidemia. Recitazione e cinematografia appaiono eccezionali, tanto che Variola vera, dal 2016, è stato incluso nella lista dei 100 film serbi (1911-1999) tutelati e protetti, in quanto patrimonio culturale considerato di estrema rilevanza. Nonostante in Italia il nome di Goran Markovic (figlio dei famosi attori Rade Markovic e Olivera Markovic) sia quasi sconosciuto, rientra tra i più interessanti cineasti della cinematografia jugoslava degli anni Ottanta, raggruppati sotto la definizione di "Scuola ceca", una corrente artistica che comprende anche i nomi di Goran Paskaljevic, Srdjan Karanovic, Lordan Zafranovic, Rajko Grlic ed Emir Kusturica. Goran Markovic (classe 1946) ha alternato l'attività di regista e sceneggiatore - tra produzioni cinematografiche, film televisivi e opere teatrali - con quella didattica, insegnando cinematografia alla "Facoltà di Arti Drammatiche" di Belgrado.
Variola vera: scena
"Vaiolo: in italiano arcaico <vaiuolo>, in inglese moderno <terrore>, come quello scatenato dalla campagna di vaccinazione lanciata da George Bush in un'America che da 30 anni ne aveva dimenticato l'esistenza, come tutti noi. Vaiolo, parola che una generazione di uomini e donne porta scritta nella cicatrice sul braccio o sulle gambe, come il tatuaggio indelebile di un tempo malato di grandi illusioni ottimistiche, vaccini contro ogni malattia e lunghe file di bambini in mutande, pennicillina e posto di lavoro sicuro, tutte le promesse di quell'avvenire sano e pacifico che ci sta crollando davanti, lasciandoci le pustolette dell'angoscia di un futuro contro la quale nessuno Jenner potrà produrre nessun vaccino efficace."
(Vittorio Zucconi)
Variola vera (Goran Markovic, 1982) - V.O.
F.P. 27/04/2022 - Versione visionata in lingua serbo-croato (durata: 104'08")
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