Regia di Anthony Newley vedi scheda film
Tra i primi film sui renitenti alla leva obbligatoria per il Vietnam, diretto per la Columbia Pictures dall'attore e cantante, compositore di colonne sonore britannico(tra l'altro candidato all'Oscar per la Migliore Colonna Sonora di "Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato")britannico Anthony Newley, è una interessante testimonianza ma anche un pò datato e trombone per quanto riguarda la famiglia, i genitori conservatori Barbara Bel Geddes e Jack Warden, dello studente di sociologia interpretato da Michael Douglas in uno dei suoi primi ruoli da protagonista, e subito dopo il "film di strada" di culto "Adam at Six A.M."(1970), di Robert Scheerer.
Genitori che appaiono quasi più struggersi e preoccupati, invece che del suo lasciare momentaneamente gli studi per inseguire la sua carriera con buone prospettive di musicista, chitarrista, e quindi partire per il servizio in Vietnam in quanto non più studente ma quindi lavoratore; del fatto che egli abbia deciso di perdere la cittadinanza statunitense per andare in Canada da renitente alla leva dell'assurdo conflitto, e quindi non ANDARE nel sud-est asiatico, con buone probabilità di farsi là uccidere.
Anche a causa dei dubbi della sua "fidanzata" infermiera Brenda Vaccaro(i due erano davvero una coppia nella vita reale, e per 7 anni), la quale vuole "prendersi del tempo per capire nella confusione che la domina", dopo il ritorno proprio dal Vietnam di suo marito, l'ufficiale Bill Vint.
La sequenza dell'incontro improvviso a casa di lei tra Douglas/Jerry e lui in uniforme che bussa alla porta, è tra le migliori del film anche grazie soprattutto all'interpretazione di Vint che rende incisiva questa sua breve apparizione negli ultimi 15' del film, dove prima era solo "aleggiato" sulla coppia di innamorati in stato di massima affettività. Rassegnato ma anche consapevolmente ironico, disincantato della situazione di cui era già a conoscenza. Anticipando qualcosa di analoghe scene nel ben più famoso e di successo, successivo "Tornando a casa" di Hal Ashby.
Bella la parte di Jerry che cerca di aiutare un ragazzino nero di una famiglia bisognosa di aiuto sociale in un quartiere svantaggiato, conosciuto nell'esercizio della sua professione di sociologo.
Finale interessante ma bizzarro e non di chiarissima lettura, con i genitori di Jerry che si abbandonano forse a un momento di intimità sotto le coperte in camera da letto prima di dormire, mentre la TV in b/n dà resoconto degli avvenimenti quotidiani della guerra, dei caduti e delle battaglie, e poi si vede non da loro visto proprio Jerry, portato ferito e forse esanime, con una flebo, dai soldati compagni.
Tutto questo dopo che il padre aveva finto di assecondare la fuga del figlio e alla fine di cercare di comprenderla(mentre la madre ovviamente era sincera), mettendosi d'accordo con lui per fargli revisionare e cambiare le gomme all'officina vicina ad una scassata auto usata, che Jerry ha comprato per raggiungere il Canada.
E invece Jerry capta casualmente dal bagno della stazione di servizio Warden che paga e si mette d'accordo con il meccanico recalcitrante, per fare sabotare la macchina affinché il figlio abbia a fermarsi per un guasto e non raggiungere la meta di fuga, che lo avrebbe messo in sicurezza.
Anche quelli che succede dopo la crisi di nervi del giovane, che prende l'auto ancora sul cavalletto e cerca di scappare deluso e isterico, schiantandosi poi contro una roulotte in manovra nel piazzale della stazione di servizio, non è chiaro. Sanguinante alla testa, Warden lo rincuora che non è successo niente e che va bene, si farà davvero come vuole lui...ma poi...
Bella fotografia di Richard C. Glouner e Technicolor, come in ogni film del tempo.
John Nada
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