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Esterno notte

Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Esterno notte

di GranRoyale
8 stelle

Nel 1980, due anni dopo la morte di Aldo Moro, esce Io se fossi Dio di Giorgio Gaber.


Nel 2025, più di quarant’anni dopo, se si vuole analizzare la vicenda Moro nella maniera più corretta ed imparziale possibile, è fondamentale tenere conto di questo brano.

Esterno Notte è una grande pagina del cinema (anche se in formato seriale) italiano. Bellocchio racconta i retroscena (romanzati) di una delle più importanti pagine della nostra Storia.
Nei suoi 300 e passa minuti, Esterno Notte ci mostra pochi giorni, poche ore, pochi attimi, di uno dei politici che per trent’anni ha tenuto in mano il paese, insieme a tutta la Democrazia Cristiana. Quei trent’anni, nel film/serie di Bellocchio, non ci vengono raccontati. Ma va bene così.

 

Da spettatori però, non possiamo ignorare il prima. Guardando la stupenda prova di Gifuni, non possiamo vedere solo il martire. Non possiamo. Qui vengono in nostro aiuto Giorgio Gaber Sandro Luporini, che (se ci penso mi viene da ridere) in quegli anni venivano anche accusati di qualunquismo.

 

Nel suo J’accuse di 14 minuti, Gaber entra a piedi uniti sugli eventi di due anni prima, tenendo conto della storia degli interessati, sia per quanto riguarda le BR, sia per quello che riguarda la DC e Aldo Moro.

Inizia attaccando la piccola e media borghesia, i giornalisti, la politica in generale, mantenendo un tono inizialmente sarcastico.

Nel regno dei cieli non vorrei ministri, né gente di partito tra le palle. Perché la politica è schifosa e fa male alla pelle.

Tutti quelli che fanno questo gioco hanno certe facce che a vederle fanno schifo.
Che siano untuosi democristiani, o grigi compagni del PCI, son nati proprio brutti, o perlomeno tutti finiscono così.

Andando avanti, Gaber tiene a sottolineare in più punti che queste sue invettive contro lo stato e chi lo compone non vanno intese come parole di difesa al terrorismo e alla lotta armata. Anzi, descrive le BR come non umane, non uguali a noi comuni mortali.

Di loro posso dire solamente che mi hanno tolto il gusto di essere incazzato personalmente.

Però se fossi Dio, sarei anche invulnerabile e perfetto. Allora non avrei paura affatto,
così potrei gridare, e griderei senza ritegno che è una porcheria, che i brigatisti militanti siano arrivati dritti alla pazzia.

Di noi posso parlare perché so chi siamo e forse facciamo più schifo che spavento. Di fronte al terrorismo o a chi uccide, c'è solo lo sgomento.

Ben presto si arriva al culmine. Gaber fa il nome che in quegli anni era stato ripulito e tenuto al riparo da qualsiasi critica. Lo fa specificando che, se fosse Dio, non si farebbe fregare da questo sgomento e che con i politici sarebbe severo come all’inizio, perché a Dio, i martiri, non fanno mai cambiare giudizio.

Se al mio Dio, che ancora si accalora, gli fa rabbia chi spara, gli fa anche rabbia il fatto che un politicante qualunque, se gli ha sparato un brigatista, diventa l'unico statista.
Io, se fossi Dio, quel Dio di cui ho bisogno come di un miraggio, avrei il coraggio di continuare a dire che Aldo Moro, insieme a tutta la Democrazia Cristiana, è il responsabile maggiore di trent'anni di cancrena italiana.
Io, se fossi Dio, un Dio incosciente enormemente saggio, avrei anche il coraggio di andare dritto in galera, ma vorrei dire che Aldo Moro resta ancora quella faccia che era.

Poi i toni si placano, ritorna la calma. Gaber torna uomo.

Ma in fondo tutto questo è stupido, perché logicamente se fossi Dio la Terra la vedrei piuttosto da lontano, non ce la farei ad accalorarmi in questo scontro quotidiano.
Io, se fossi Dio, non mi interesserei di odio e di vendetta e neanche di perdono, perché la lontananza è l'unica vendetta, è l'unico perdono.

Guardando Esterno Notte, tutto questo non c’è, ma come ho detto prima: va bene così.

 

Non è l’obiettivo di Bellocchio raccontare la Storia, lui vuole raccontare gli uomini e le donne che ne hanno fatto parte. Si può essere d’accordo o meno con la sua interpretazione, gli si può rimproverare un’eccessiva indulgenza verso le Brigate Rosse e verso l'Aldo Moro politico, una visione superficiale del PCI e di Berlinguer, una descrizione caricaturale di quello che è stato il contributo americano nella vicenda. Ma non è la Storia quella che ci viene raccontata, è una storia.

 

Conoscere la Storia spetta a noi. Solo così possiamo giudicare il politico dietro la maschera dell’uomo e del martire che è diventato.

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