Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film
Il rapimento e l'uccisione di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse, oltre ad essere stati una tragedia nazionale, sono fatti di Storia contemporanea italiana che hanno ispirato diversi libri e film, ma uno dei contributi più originali e autorevoli è stato sicuramente quello di Marco Bellocchio, prima con "Buongiorno notte" del 2003, che resta uno dei suoi film più apprezzati del nuovo millennio, adesso con questo monumentale "Esterno notte", fiction televisiva in sei episodi della durata di cinque ore e mezza, senza ombra di dubbio un lavoro che risulta avanti anni luce rispetto all'ordinaria mediocrità dei prodottini televisivi che vediamo in prima serata sulle reti Rai o Mediaset o altro. "Esterno notte" non è la replica del film del 2003, riprende lo stesso nucleo narrativo da una prospettiva differente, imposta la sceneggiatura su basi che potremmo definire piuttosto audaci, perché Bellocchio sceglie di far ruotare ogni episodio su un aspetto differente dell'affaire Moro, lasciando l'esposizione dell'antefatto al primo episodio che è praticamente l'unico dove appare da protagonista Fabrizio Gifuni/Aldo Moro, e poi concentrandosi sul ruolo che ebbero nel travagliato sequestro il ministro dell'Interno Francesco Cossiga, il pontefico Paolo VI, i brigatisti Adriana Faranda e Valerio Morucci, la moglie Eleonora Moro e, in misura minore, anche molti altri personaggi dell'attualità politica e sociale. Si tratta di un vasto affresco che ho potuto vedere al cinema in due parti- più o meno alla stessa maniera in cui fu proposto vent'anni fa La meglio gioventù di Giordana- dove tornano molte delle costanti tematiche e stilistiche di Bellocchio, in particolare la sua propensione onirica e visionaria, e dove non viene risparmiato un giudizio politico anche molto duro su alcuni esponenti della classe dirigente di allora. Bellocchio riesce generalmente a tenere desta l'attenzione dello spettatore grazie a una sapiente gestione del ritmo e ad invenzioni di regia talvolta sorprendenti, che attestano la felicità del suo estro creativo, tutt'altro che appassito nonostante l'età del regista sia di 82 anni. Purtroppo non è possibile fare un'analisi dettagliata di ogni singolo episodio ma mi limito ad alcune osservazioni: il primo episodio rappresenta un'ottima partenza a tutti gli effetti, con un incipit che ricalca genialmente il famoso finale di "Buongiorno notte" dove Moro usciva per la strada all'alba; il secondo su Cossiga registra purtroppo una certa flessione nell'interesse a causa di alcune prolissità espositive; buono nel complesso il terzo su Paolo VI che si avvale di un Servillo inedito ma misuratissimo nella parte del Papa; il quarto sui brigatisti è interessante, ma risente di alcune forzature nella scrittura che rendono piuttosto inverosimile il loro ritratto e che purtroppo sembrano inevitabili quando il Cinema, nostrano o straniero, affronta l'argomento Brigate Rosse o Anni di piombo; molto intenso il quinto sulla moglie grazie a un'interpretazione davvero eccellente di Margherita Buy, forse la migliore dell'intero e ricco cast assemblato; inevitabilmente riassuntivo il sesto, fra l'altro con una durata minore rispetto agli altri episodi, dove riappare Moro in una scena con il prete che va a confessarlo che appare una scelta romanzesca e forse non del tutto efficace da parte di Bellocchio, la cui vis polemica deve sfogarsi in giudizi impietosi messi in bocca allo statista come "secondo me Andreotti è il male in persona", che magari sarebbe stato meglio evitare, non per un delitto di lesa maestà al presidente del Consiglio accusato di collusioni con la Mafia, ma perché in questo modo si perde la lucidità analitica che sta alla base dell'impianto rigoroso dell'opera e si privilegia un giudizio dietrologico tranchant che poteva essere espresso più opportunamente in altre sedi. Molto buona la qualità tecnica del film Tv, la rievocazione ambientale della Roma anni '70 è accurata, il montaggio della compagna Francesca Calvelli spesso incalzante e generalmente appropriate le musiche di Fabio Massimo Capogrosso. Forse non è un capolavoro nel senso abituale del termine, ma è una pellicola-fiume ricchissima di spunti e utilissima come testimonianza, anche e soprattutto per chi non ha vissuto in diretta quei drammatici eventi, che consiglio vivamente di vedere, per chi può ancora al cinema oppure in autunno sugli schermi televisivi.
voto 8/10
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