Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film
FESTIVAL DI CANNES 75 - CANNES PREMIERE A quasi vent'anni dal suo intenso Buongiorno notte, incentrato sui giorni di prigionia dello statista e politico della Democrazia Cristiana Aldo Moro, Marco Bellocchio torna ad affrontare uno dei capitoli più spietati e bui della nostra storia recente, tornando proprio a focalizzare il suo sguardo indagatore di fenomeni, ma non meno introspettivo, sulla figura dello stimato uomo politico.
Presentato nella sezione Cannes Première del Festival di Cannes 75, il lavoro di Bellocchio è in realtà un film concepito per la tv, lungo oltre 330 minuti, e suddiviso in sei parti per la fruizione sul piccolo schermo, preceduta da un'uscita in sala dell'opera, suddivisa in due parti da quasi tre ore ciascuna.
Aldo Moro, stimato professore universitario di diritto e noto politico esponente di punta della DC, è uno dei fautori di un progetto rivoluzionario che vorrebbe tentare di creare una coalizione allargata di governo in cui possano rientrare, oltre alle forze moderate di sinistra come i Socialisti, anche il Partito Comunista: il più temuto, in quanto il più votato dopo la DC, ed il più osteggiato da Chiesa, mondo industriale e non solo.
Quando molti uomini politici del suo stesso partito paiono decisi a seguirlo in questo ostinato ed avventuroso progetto, e lo stesso leader PC Berlinguer si ritiene disposto a collaborare, ecco che le fronde dell'estrema sinistra, nel marzo del 1978, entrano in azione e, per opera della frangia armata delle Brigate Rosse, rapiscono Moro dopo una sanguinosa imboscata, rivendicando l'atto e tenendo sotto scacco le istituzioni per mesi.
Esterno notte segue non solo la figura del politico, ma anche e soprattutto quella delle persone che, nel bene come nel male, furono vicini al sequestrato, in quel calvario che tenne sotto pressione una intera nazione per mesi, sino al tragico epilogo.
L'opportunità di poter avvalersi di un tempo allargato e privo di vincoli generalmente appannaggio del mezzo cinematografico, consente a Bellocchio e agli altri sceneggiatori (Stefano Bises, Ludovica Rampoldi, Davide Serino) di concentrarsi su diversi punti focali di narrazione, spostando l'angolazione del racconto della tragica vicenda, da punti di vista estremi ed opposti, fino a raccordarsi col medesimo finale, a cui si tenta anche di ipotizzare, o forse sognare, una soluzione differente e più umana, proprio per poterla smentire attraverso la tragicità dei fatti conclamata e di dominio pubblico.
Se da un lato l'ottimo Fabrizio Gifuni si mette un'altra volta in evidenza per la sua interpretazione mimeticamente perfetta in grado di farci rivivere i dubbi e le sofferenze del celebre politico, e attraverso cui il grande interprete si impadronisce dei connotati del suo personaggio in modo straordinario, trasfigurandolo in se stesso, dall'altro il lungo film sceglie di mettere da parte quel prezioso oggetto del contendere, per concentrarsi sulla famiglia, sugli illustri ma assai controversi colleghi e compagni di partito (da Cossiga, a Andreotti, a Zaccagnini, per citare i più ricorrenti), spesso contraddistinti da atteggiamenti decisamente più contraddittori rispetto a quelli di avversari del calibro di Berlinguer, più aperto al dialogo e alla possibilità di intavolare una trattativa con gli estremisti.
Sia da presente, come illustre assente, il Moro di questo ultimo adattamento di Bellocchio si distingue per la sua candida umanità, per la sacrosanta voglia di vivere, per la tenacia ad affrontare un calvario caratterizzato da un finale noto quanto tragico.
"Cosa c'è di folle padre, nel non voler morire. Io non sono suicida e mi aggrappo alla vita per resistere Io ho rinunciato a tutto... perché dovrei rinunciare anche alla vita?"
Ma anche i rapitori, le spietate BR, la figura di molto work in progress di Adriana Faranda e del suo compagno, riescono a connotarsi per una umanità di fondo che trascende l'epilogo tragico noto a tutti.
"Che fortuna morire nel sonno...passare nel sonno dalla vita alla morte. Vorrei vedere con i miei piccoli occhi mortali, come si vedrà nell'aldilà: sarebbe bellissimo ci fosse luce." Bellocchio si circonda di un cast di star di prima grandezza.
Oltre a Gifuni, Margherita Buy interpreta l'inarrendevole e determinata consorte di Moro, mentre Toni Servillo impersona il Papà ed amico Paolo VI.
Ma anche i volti giovani sono notevolissimi: tra essi non si può fare a meno di citare Daniela Marra nei panni tormentati della Faranda, e l'ottimo Fausto Russo Alesi, nel ruolo di un giovane Cossiga disorientato e insicuro, che finisce per affossare con le sue titubanze, una trattativa già di suo pressoché impossibile. Diretto con la nota maestria del maestro, scritto a più mani da valenti sceneggiatori assieme a Bellocchio senza l'affanno di dover risultare concisi, ma determinato a rendersi incalzante in tutte le sue oltre cinque ore e mezza, Esterno notte è una grande produzione matura e riuscita che ci rende orgogliosi di queste felici contaminazioni tra cinema e televisione.
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