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La casa con la scala nel buio

Regia di Lamberto Bava vedi scheda film

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La recensione su La casa con la scala nel buio

di undying
7 stelle

Thriller italiano realizzato con molta cura. Una delle più vivaci regie di Lamberto Bava, per un film che merita di essere conservato al fianco di Tenebre (Dario Argento, 1982) e Lo squartatore di New York (Lucio Fulci, 1983). Ultime grandi pellicole del giallo (estremo) "all'italiana".

 

locandina

La casa con la scala nel buio (1983): locandina

 

Roma. Periferia. Ospite nella villa dell'amico Tony (Michele Soavi), il musicista Bruno (Andrea Occhipinti) si è isolato per comporre la colonna sonora di un film in lavorazione. La regista (Anny Papa) sottopone spezzoni del film nei quali si intravedono bambini giocare con una palla da tennis. Uno di loro è vittima di bullismo. Bruno, forse suggestionato dal girato, inizia a sospettare che quelle scene non siano di sola fantasia. Nemmeno la bella fidanzata Giulia (Lara Naszinski) riesce ad allentare la tensione che si è venuta a creare attorno alla villa. Quando inizia una serie di feroci delitti -vittime giovani e graziose ragazze- i sospetti ricadono sul tetro custode (Stanko Molnar).

 

scena

La casa con la scala nel buio (1983): scena

 

L'anno prima Argento realizza Tenebre, giallo viscerale, senza sosta tra i delitti, quasi tutti compiuti con armi da taglio e particolarmente espliciti. Film nel quale Bava non solo è coinvolto come aiuto regista, ma si concede anche una divertita comparsa (è un addetto alla riparazione, in opera su un ascensore). Non solo: Michele Soavi (lanciato in regia con il bel Deliria da Joe D'Amato e oggi acclamato regista di fiction televisive tra le quali citiamo Uno bianca, Il testimone e Ultimo) che ne La casa con la scala nel buio ricopre un ruolo fondamentale, in Tenebre lo si intravede nel flash back del killer, mentre passeggia al fianco di Eva Robin's. Quindi, al di là di un gusto estremo per la messa in scena dei delitti  (qui Bava raggiunge lo zenit, cioè a dire -come per Argento in Tenebre- mai prima nè dopo si impegna a far scorrere tanto sangue) c'è totale affinità elettiva tra i film (e allargandoci ci possiamo inserire anche il Fulci de Lo squartatore di New York, sempre dello stesso anno): un ritmo serrato, una serie di omicidi con ferocia in crescendo, delitti eseguiti con armi da taglio (o improvvisati oggetti che lacerano la carne quali rasoi, lamette e taglierini), personaggi ambigui (en travesti reali e di fantasia) e giovani coppie coinvolte nel mistero. E, ultimo ma non meno importante, colonne sonore (qui sono all'opera i fratelli De Angelis) che valorizzano le belle acrobazie della macchina da presa.

 

scena

La casa con la scala nel buio (1983): scena

 

Inoltre per due pellicole su tre (Lo squartatore di New York e La casa con la scala nel buio) in sceneggiatura è presente la stessa significativa mano di Dardano Sacchetti che qui -in particolare- spinge Lamberto Bava ad omaggiare il padre nelle scene iniziali (con palla che rimbalza e che rimanda alla bimba di Operazione paura). In conclusione La casa con la scala nel buio costituisce un Bava maggiore, ovvero nella filmografia del regista una delle più significative pellicole. E non solo del regista ma anche del genere cinematografico di appartenenza. Ai titoli citati (di Argento e Fulci) merita di essere accostato senza riserve e costituisce un tassello fondamentale dell'ultimo periodo (1982/1983) durante il quale il giallo italiano tentava (inutilmente) la via dell'eccesso ...

 

scena

La casa con la scala nel buio (1983): scena

 

Curiosità 

In origine, era stata concepita come serie televisiva (in 4 puntate), immediatamente rivista e cassata per i contenuti di violenza presenti (inquietante ancora oggi la mano trafitta dal coltello mentre la vittima cerca un asciugamano). Il girato venne adattato ed accorciato finendo alla durata ideale di un film (110 minuti ca).

 

Andrea Occhipinti

La casa con la scala nel buio (1983): Andrea Occhipinti


Curiosità 2
Come attore principale troviamo Andrea Occhipinti, presente, l'anno precedente (con pseudonimo anglofono: Andrew Painter!), anche nel ferocissimo giallo diretto da Fulci: Lo squartatore di New York.

 

scena

La casa con la scala nel buio (1983): scena

 

Curiosità 3
La locandina del film, firmata da Sciotti, presenta un "denominatore comune" alla serie di gialli ed horror realizzati in Italia: l'uomo anziano con occhi senza iride. L'icona appare -e citiamo solo i più noti- sulle brochure di Assassinio al cimitero etrusco e Quella villa accanto al cimitero.  Anche il manifesto originale (non quello dell'edizione in DVD) del film 7 Hyden Park, diretto da Alberto De Martino, presenta qualcosa in comune: ovvero la scalinata che conduce alla cantina.

 

scena

La casa con la scala nel buio (1983): scena

 

Curiosità 4

Una scala. Nel buio. Un leit motiv dello sceneggiatore Dardano Sacchetti che ritorna più volte nelle sue sceneggiature: tant'è che questo prologo è stato scritto dallo sceneggiatore per Quella villa accanto al cimitero. Prologo scartato da Fulci, ma Sacchetti inserisce ugualmente nel film una una scala... nel buio: quella che porta allo scantinato del dottor Freudstein...

 

scena

La casa con la scala nel buio (1983): scena

 

Intervista allo sceneggiatore Dardano Sacchetti

 

Domanda: Cosa ricorda del progetto La casa con la scala nel buio, di Lamberto Bava? Sul set era presente, in veste di attore, anche il futuro regista Michele Soavi. Durante la lavorazione del film lei era presente sul set?


DARDANO SACCHETTI: "Il produttore Martino aveva comprato una bellissima villa con un bellissimo parco nel cuore di Roma; per recuperare dei soldi l'aveva affittata al suo ex organizzatore che l'ha usata come uffici e set per il film Zora la vampira (quello voluto da Carlo Verdone, n.d.r.). Un giorno Martino mi chiamò e mi disse che aveva una villa e voleva girarci un film a basso costo. Me la fece vedere e mi chiese di scrivere una storia. Si trattava di affrontare una di quelle sfide nelle quali, poi, mi sono specializzato di fare le nozze coi fichi secchi. Il problema è che spesso ai bassi budget si accompagnavano, mentre si girava, dei prelievi indebiti. Qui bisognerebbe aprire una parentesi sui registi. Gli autori sono quelli che difendono il copione e soprattutto il film. I mestieranti sono quelli che subiscono le violenze economiche dei produttori, sperando di continuare a lavorare se chiudono un occhio, senza rendersi conto che si danneggiano e basta. Per questo Dario Argento è un autore, non solo per la sua visionarietà, ma perché difende la sua opera. Comunque, quando consegnai la sceneggiatura Martino mi disse che non aveva un regista. Lamberto era un mio amico. Dopo Macabro (opera d’esordio ufficiale di Lamberto, n.d.r.), che non era malvagio, non aveva avuto fortuna. Era tornato a fare pubblicità. Io suggerii a Martino il suo nome e Martino fu subito d'accordo. Il film entrò quasi subito in preparazione. Andavo spesso sul set perché la sceneggiatura era costruita su quella casa e bisognava adattarla momento per momento. Conobbi Michele Soavi che, durante le pause, riparava la sua Triumph Dolomite e faceva pesi con una sbarra infilata in due bidoni pieni di cemento. Lui aveva fatto un film con Deodato, dove Lamberto faceva l'aiuto. Credo che fosse il film su Atlantide (I predatori di Atlantide, n.d.r.), film molto sfortunato a causa dei produttori che si erano avventurati in un genere a loro sconosciuto. Era obiettivamente un film non riuscito a cominciare dalla storia. Al contrario, considerando che La casa con la scala nel buio costò meno di duecento milioni, quello fu un piccolo miracolo. Gli mancava poco, come spesso accade ai film di Lamberto, per essere di categoria superiore. Solo con Dario che lo sprona a dare il meglio, Lamberto fa vedere le sue qualità, anche se è debole nella scelta del cast e nella direzione degli attori."

 

scena

La casa con la scala nel buio (1983): scena

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