In una cascina dall'aspetto idilliaco, incastonata in un contesto agreste della campagna veneta, troviamo due ragazze-amanti che la gestiscono, Anna e Claudia, imparentate alla vera padrona di casa, ovvero Zia Marta, ex cantante d'opera a suo tempo celebre ed apprezzata. Il sopraggiungere in villa del fratello di costei, Nicky, che si presenta con un aitante giovane presentato come collega soprannominato Picchio, ma in realtà amante di costui, crea un vitale subbuglio per i preparativi di un viaggio con cui l'uomo intende riportare la sorella a Venezia in un viaggio programmato per il mattino seguente.
Intanto, man mano che i due uomini si sistemano e vengono a contatto con la nipote di Marta e con la sua giovane e tenera amante, emergono come sogni ad occhi aperti, per ciascuno di essi, dei momenti di vita del passato che riportano in vita e rendono palpabili episodi drammatici o comunque folgoranti dell'infanzia di costoro, soprattutto da parte di Anna, con i suoi problemi coi genitori odiati, e Nicky, impegnato da adolescente ad affrontare l'esuberanza sessuale legata all'età e a confrontarsi con un desiderio che, allora ancora inconsapevolmente, lo indirizzava verso un interesse diretto ad individui del medesimo sesso.
Il giorno della partenza, dopo le bisbocce di una serata movimentata trascorsa tra cena e balli, zia Marta vien colta da un attacco di cuore che manda a monte ogni progetto, immediato e futuro, rendendo ancora più complicato quel processo di identificazione ognuno col proprio burrascoso passato.
Da un soggetto dello stesso Franco Brusati, adattato da Jaja Fiastri, l'affidabile cineasta milanese si adopera in una intensa e accorata riflessione sulla memoria, che consente ai soggetti interessati di provare una nostalgica compatibilità anche per quegli episodi del proprio burrascoso passato giovanile, che in qualche modo proiettano i protagonisti a rivivere momento certo drammatici e anche spiacevoli, ma comunque in grado di comunicar loro quell'impeto di vita e di sano erotismo che ora pare latitare, proiettandoli verso un futuro di vecchiaia e rassegnazione in cui l'unico conforto rimane lo struggente ricordo della propria giovinezza, edulcorata proprio perché rivissuta con gli occhi di chi non ha più una speranza per il futuro, ma solo un conforto nel volgersi al proprio passato.
Ben scritto, recitato con sentimento e spessore da tre interpreti di spicco, tra cui svettano in particolare per intensità espressiva e di ruolo Erland Josephson nel ruolo del dinoccolato playboy piacente e compreso nei suoi segreti interiori, ed una Mariangela Melato dura e stressata nel ruolo della tenace e scontrosa Anna, devastata dalla sua triste storia familiare, Dimenticare Venezia sonda con pregevole sguardo introspettivo la disillusione palpabile che, alla soglia della vecchiaia, spinge l'individuo ormai conscio del proprio inesorabile traguardo, a volgersi al passato per trovare quel sollievo che ora la mancanza di futuro rende elemento di conforto e ragione di vita.
Nel ruolo centrale di Zia marta, per il quale è stata scelta la pur brava Hella Petri, un'attrice matura di richiamo internazionale tipo Bette Davis, sarebbe parsa come la ciliegina sulla torta atta a rendere ancor più prezioso e puro il risultato finale, comunque di tutto rispetto, dell'opera.
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