Regia di Daniel Minahan vedi scheda film
In una cittadina del Connecticut cinque concorrenti vengono estratti a (mala)sorte: sfideranno la campionessa Dawn, incinta e micidiale, nella settima serie di “Contenders”, gioco televisivo senza scampo. L’eliminazione dei rivali è fisica: nessun sondaggio telefonico con i telespettatori. Il documentarista d’assalto Daniel Minahan si ispira al racconto “La 7ª vittima” di Robert Sheckley, già trasformato in film da Elio Petri (“La decima vittima”, 1965). La sua critica alla Real Tv-spazzatura diventa cartina di tornasole per una riflessione sull’istinto bestiale degli uomini, pensando a Hobbes. La dittatura culturale a circuito chiuso di “Il grande fratello” è spaventosa e il futuro è adesso. Sguardo obliquo di Minahan, che procede con macchina a mano, assecondando il gusto radical chic del Sundance Style cui appartiene fiero. Ma i difetti diventano secondari, perché la visione delle rovine etiche della nostra tele-società è chiara, radicale, senza troppi compromessi. La scena finale nel cinema, con attori che sostituiscono i personaggi, è un colpo di genio. Urgenti gli anticorpi contro le ricostruzioni giornalistiche stile “Chi l’ha visto?”. Gli editorialisti che dalle prime pagine dei nostri quotidiani hanno vomitato sul film, o non l’hanno visto o non hanno capito niente.
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