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La maschera di scimmia

Regia di Samantha Lang vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La maschera di scimmia

di maurizio73
4 stelle

Tentativo mal riuscito di coniugare l'inusitata struttura da confessione saffo-lesbica di una investigatrice border-line con gli argomenti più abusati della detection d'oltre-Pacifico, assumendo come falsa traccia lo stucchevole diario di una giovane ninfomane quale convitata di pietra nei panni di una graziosa e sfortunata Laura Palmer di turno.

Ingaggiata dai genitori per indagare la misteriosa scomparsa di una studentessa dopo una lettura pubblica, la ex poliziotta ed investigatrice privata Jill si addentra nell'ambiguo ed affascinante mondo dei circoli di poesia creativa di Sidney, intrattenendo una relazione lesbica proprio con la matura insegnante della ragazza. Quando il corpo della giovane sarà rinvenuto privo di vita, la soluzione del caso sembra riservare una verità tanto banale quanto sconvolgente.

 

 

Produzione internazionale con lo zampino del Procacci nazionale, questo insolito lesbo-thriller agli antipodi è una storia di donne (dall'autrice del soggetto a quelle della sceneggiatura) con le donne (le protagoniste), per le donne (la regista) in cui gli uomini sembrano fare la figura barbina di vecchi rincoglioniti attaccati alla bottiglia, padri paralizzati da oscure colpe edipiche od aitanti giovanotti eterodiretti con la passione del menage a trois e del sadomaso. Suddiviso in tanti capitoli quanti quelli del romanzo in versi da cui è tratto, è il tentativo mal riuscito di coniugare l'inusitata struttura da confessione saffo-lesbica di una investigatrice border-line con gli argomenti più abusati della detection d'oltre-Pacifico, assumendo come falsa traccia lo stucchevole diario di una giovane ninfomane quale convitata di pietra nei panni di una graziosa e sfortunata Laura Palmer di turno. Agito sulla cupezza di atmosfere latamente morbose e dalla vitalità erotica delle sue energiche protagoniste, la incandescente materia che sembra covare sotto la cenere di diari erotici troppo presto dati alle fiamme si spegne poco a poco nella banalità di false piste e colpi di scena troppo spesso telefonati e nei mille rivoli di una sceneggiatura dove le frequenti scene di sesso lesbico sono l'inutile corollario di una verità criminale che abbiamo scoperto già dopo i primi quindici minuti di film. Se le pulsioni tanato-erotiche e le sottese implicazioni di un complesso di elettra che innervano la matrice letteraria sono solo l'abbozzo per una storia sulle mistificazioni del potere e la banalità del male, quello che più fa difetto al film della Lang è proprio l'incoerenza di una narrazione che non riesce a concatenare in maniera credibile ed interessante i numerosi risvolti che contribuisce ad aprire, talora abbandonando a sè stessi personaggi e situazioni (il professore suicidato) talaltra pretendendo di evocare una sconvolgente verità di cui non fornisce bastevoli indizi (il montaggio finale del filmino che incastra i due coniugi assassini-per-gioco) ed apparecchiandoci un finale tanto elegante quanto raffreddato sotto la soglia di qualsiasi coinvolgimento erotico. Giustamente ammirate l'una per l'intelligenza mascolina di un personaggio con l'invidia del pene e l'altra per il coraggio delle scarse inibizioni sul suo corpo di splendida quarantenne, Susie Porter e Kelly McGillis animano un balletto di contorsioni e tribadismi che giustificano il titolo del film e che, come ogni passione che si rispetti, finisce con il risentimento dell'ex e le sue inevitabili conseguenze legali. Riconoscimento per le musiche agli Australian Screen Sound Guild 2001 ed accoglienza contrastata presso la critica internazionale con recensioni moderatamente sfavorevoli.

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