Regia di Lewis Milestone vedi scheda film
Il primo capolavoro del cinema anti-militarista. Con ben 7 anni di anticipo sulla Grande Illusione di Renoir, l'artigiano Milestone realizza un'opera straordinariamente innovativa per l'aspra e dolente invettiva contro i "Signori della Guerra" e per il modo assolutamente lucido e antiretorico con cui ci mostra gli orrori dei conflitti armati. Ci sono scene che rimandano al futurismo sovietico (e del resto il regista e' di origine ucraina), momenti di montaggio alla Eisenstein e un grande sfoggio di carrelli: il tutto inserito in un contesto narrativo, lineare, neo-griffithiano, in linea con il cinema degli anni 30, un periodo di restaurazione, in cui lo sperimantalismo del cinema muto anni 20 veniva un po' messo da parte. In questo commovente racconto di formazione, c'e' spazio per una variegata galleria di sentimenti, umori, emozioni, come nella Grande Illusione: pena (il ritorno in famiglia di Paul e la figura della madre), sofferenza (la follia di un soldato), solidarieta' (il cameratismo tra i tedeschi), pieta' (tra Paul e il "nemico" francese), indignazione (in una sequenza, i soldati semplici puntano il dito polemicamente contro sovrani, generali e fabbricanti di artiglieria pesante), "joy de vivre" renoiriana (l'incontro con le tre donne) in contrapposizione all'odio, alla paura e all'autodistruzione della vita sul Fronte. Imprescindibile.
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