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Vite vendute

Regia di Henri-Georges Clouzot vedi scheda film

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La recensione su Vite vendute

di champagne1
8 stelle

Tu pensi che ci paghino per guidare i camion. No: ci pagano per avere paura.

La vita di sbandati provenienti da mezza Europa si svolge in un baretto di una imprecisata cittadina del Centro-America in attesa dell'occasione che farà svoltare le loro fortune. A poca distanza una compagnia petrolifera americana esegue senza sosta  l'estrazione dell'oro nero. Sarà proprio un incidente presso un pozzo petrolifero e la necessità di trovare quattro disperati che trasportino taniche di nitroglicerina con camion improvvisati e su strade dirupate a scatenare la famelica avidità anche a costo della vita...

 

Quanto è attuale questo film? C'è il tema della moderna colonizzazione (non c'è bisogno di ocupare militarmente un Paese, se semplicemente ti impossessi delle sue risorse); c'è lo sfruttamento del lavoro sfruttando la disperazione e la fame degli interessati e aggirando le regole sindacali; c'è l'avidità umana  e l'homo homini lupus sapientemente sfruttate da chi se ne procura un vantaggio.

E c'è anche un delicato accenno all'omosessualità di uno dei personaggi, senza mai sfiorare moralismi né allusioni né discriminazioni.

 

 

Nella nuova versione ora disponibile, completa dei 10 e più minuti precedentemente tagliati e ricca anche di dialoghi in cui si affrontano frasi in francese, inglese, spagnolo e tedesco, il film appare più completo e non annoia mai, nonostante  le quasi due ore e mezza. Una trama che, dopo una fase preparatoria e di presentazione dei personaggi, entra poi nel vivo e comporta momenti palpitanti durante il pericoloso trasporto dell'esplosivo in cui si riesce a a stento a prendere fiato, completamente avvinti dallo sviluppo degli eventi e da una fotografia che puntualmente scruta i volti, le espressioni e nient'altro che la strada: e tanto basta, senza mai bisogno di alcun effetto speciale, ma solo giocando con la intensità della luce.

 

Clouzot, regista discusso in patria, proprio qui realizza il suo capolavoro, peraltro ampiamente riconosciutogli vista la vittoria sia a Cannes che a Berlino.

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