Regia di Henri-Georges Clouzot vedi scheda film
'Vite vendute' di Henry-Georges Clouzot, prima trasposizione del romanzo di George Arnaud 'Le salaire de la peur', è scritto dallo stesso autore e da Jérome Geronimi e, tranne nell'esito finale, differisce parecchio dal remake di William Friedkin: qui i quattro disperati non vengono introdotti da scene in cui si narrano i motivi della fuga dai loro rispettivi 'mondi' ed il film è unicamente diviso tra la prima parte, che io trovo incredibilmente lunga, al villaggio, con scene suddivise tra momenti di svago e di lavoro in condizioni disagevoli e la seconda, nettamente migliore, coincidente con il tentativo disperato di trasportare la nitroglicerina e le mille insidie che gli uomini, Mario (Yves Montand), Jo (Charles Vanel), Luigi (Folco Lulli) e Bimba (Peter van Eyck), trovano nell'accidentato percorso.
Vero è che la lunga prima parte serve per far conoscere le diverse personalità che poi costituiranno la squadra di trasportatori, ma il naturale sbocco verso quello che è 'il cuore' dell'opera è un po' troppo farraginoso e composto di aneddoti che lasciano il tempo che trovano, con il personaggio di Mario, interpretato da Yves Montand che prende il sopravvento sul resto del cast, con tutti gli altri che ruotano attorno a lui, compreso l'unico ruolo femminile degno di nota, Linda, cameriera che si infatua dell'uomo, resa con fascino da Vera Clouzot, moglie del regista, e protagonista di una sensuale scena di ballo con il corpulento ma insospettabilmente agile Folco Lulli.
Quando inizia il viaggio invece, il film migliora di conseguenza con lunghe ed articolate scene, improntate su un realismo esasperato, dotate di una notevole bellezza formale, nonché di una dose di fatalismo crudele: manovre spericolate per evitare di cadere in un burrone, l'uso di esplosivi per liberare il percorso ostruito da ostacoli naturali, l'attraversamento di una pozza di petrolio con effetti devastanti con la 'mano del destino' che incombe, fino alla fine, sulle esistenze degli individui, gente che non ha nulla da perdere e si getta in un'impresa ai confini della realtà.
Ottimi, oltre al già citato Montand, le prove degli altri interpreti, con un plauso personale per Folco Lulli, mentre a Cannes, oltre al film che ottenne il Gran Premio - quell'anno l'alloro più importante - premiarono Charles Vanel.
Da quel che ho letto non esiste una versione doppiata nella nostra lingua e questa è una cosa positiva, dato che così si apprezzano le varie lingue parlate nell'arco della narrazione e cioè il francese, lo spagnolo, l'inglese, il tedesco e l'italiano.
Voto: 7/8.
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