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Vite vendute

Regia di Henri-Georges Clouzot vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Vite vendute

di ed wood
7 stelle

Mi spiace andare controcorrente, ma credo che Clouzot abbia fatto di meglio. Film come "I Diabolici" e "Legittima Difesa" sono gioiellini di suspence da far invidia tanto a Sir Alfred quanto ai noir statunitensi. Film compatti, conchiusi nel loro meccanismo ad alta tensione, con risvolti di pura inquietudine. "Vite vendute" invece soffre di una prima metà davvero troppo dispersiva nella presentazione dei personaggi e dell'ambiente, nonchè piuttosto fiacca a livello di ritmo: mancano sia la grazia spontanea del "realismo poetico" degli anni 30, sia il rigore e la professionalità del miglior "cinema di qualità" del dopoguerra (Becker e lo stesso Clouzot), tanto per restare ai due principali modelli della cinematografia sonora transalpina fino a quell'epoca. Poi nella seconda metà di film, la vicenda comincia a farsi interessante e il grande regista francese ci regala finalmente alcune pagine di notevole impatto emotivo. Rimangono in scena i 4 personaggi principali e Clouzot ha buon gioco nel metterne in risalto le diversità caratteriali, la reciproca differenza, i nervi scoperti; particolarmente riuscita, a mio parere, e più significativo "esito psicologico" dell'intero film è la caratterizzazione del rapporto fra Mario e Jo, all'insegna di una torbida e ambigua amicizia virile: si evince, sin dal loro primo incontro, una sorta di invidia/attrazione da parte del vecchio impaurito nei confronti del giovane gagliardo. Eccellente regia anche nei momenti in cui le cisterne rischiano di saltare in aria, sospese su un ponte barcollante o immerse in una palude di petrolio; memorabile la sequenza in cui fanno saltare il masso; commovente e straziante l'arrivo finale al pozzo in fiamme, col vecchio stremato; straniante, vertiginosa, cinica e beffarda la sequenza finale, con montaggio alternato e inquadrature impazzite, Strauss in filodiffusione e l'esplosione catartica di quel senso di futilità, morte ed autodistruzione aleggiante in tutta la seconda parte. Peccato per quella prima metà, che asciugata di mezzora avrebbe reso migliore questo insolito ed esotico thriller avventuroso.

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